La seconda traccia del parere penale dell’esame avvocato 2015 chiede ai candidati di individuare le fattispecie di reato che si configurano a carico dei suoi assistiti Mevio e Sempronio e gli istituti giuridici sottesi al caso in esame. In particolare, la traccia vede come ‘protagonisti’ Tizio che, approfittando delle difficoltà economiche di Caio, decide di prestare a quest’ultimo 20 mila euro con la promessa di farsi restituire oltre alla somma capitale anche gli interessi usurari. Tizio inoltre chiede ai suoi amici Mevio e Sempronio di riscuotere per lui l’intera somma.

Questi ultimi, sotto minacce di morte chiedono a Caio il dovuto. Tuttavia, Caio non disponendo della somma, non paga e viene condotto e picchiato in campagna da Mevio e Sempronio. Condotto poi in ospedale da un passante, a Caio vengono diagnosticate lesioni, frattura di un braccio e del setto nasale con prognosi di quaranta giorni. A questo punto Caio denuncia alla polizia sia Mevio e Sempronio per le loro condotte sia il prestito di denaro con interessi usurari.

Riferimenti normativi e giurisprudenziali

Valutate complessivamente le condotte minatorie di Mevio e Sempronio, si potrà agevolmente constatare, anche alla luce della giurisprudenza di legittimità (Cass. n. 159512/1982) l’illiceità penale del fatto concreto posto in essere.

Sicchè, alla stregua delle coordinate giurisprudenziali, si tratta in buona sostanza di valutare la riconducibilità del caso in esame nell’ambito di previsione astratta del delitto di estorsione di cui all’art. 629 c.p.. Alla luce della descrizione normativa del fatto incriminato, quanto all’elemento oggettivo del reato, è necessario che la condotta dell’agente si realizzi nelle forme della violenza e della minaccia.

Il delitto di estorsione richiede la sussistenza non solo di un giusto profitto, ma anche di un effettivo danno alla persona offesa. Costituisce, quindi, estorsione la richiesta, con minacce e violenza, di pagamento in dipendenza di un contratto contrario a norme imperative e quindi nullo (come il prestito usurario).

Quanto alla posizione di tizio, potrebbe configurarsi ‘concorso di persone nel reato di tentata estorsione’ (art.

110 c.p.). Infatti, la consumazione del reato di estorsione si ha quando il contributo causale del correo incida sulla riscossione dei proventi, in quanto, nella fattispecie plurisoggettiva l’attività antigiuridica di ciascuno, ponendosi inscindibilmente con quella di altri correi, confluisce in un’azione delittuosa che va considerata unica e produce l’effetto di far ritenere giuridicamente attribuibile a ciascuno dei concorrenti il risultato finale dell’evento cagionato.

L’incarico di far riscuotere da Mevio e Sempronio una somma di denaro con interessi usurari, richiede una breve premessa sul reato di usura disciplinato dall’art. 644 c.p. In seguito alle modifiche introdotte dalla riforma del 1996 (legge n.

108), si deve ritenere che il reato di usura sia annoverabile tra i delitti a ‘condotta frazionata’ o a ‘consumazione prolungata’, concorre nel reato previsto dall’art. 644 c.p. (usura) solo colui che sia riuscito ad ottenere il pagamento della somma pattuita; diversamente, l’incaricato (quindi Mevio e Sempronio) rispondono solamente di favoreggiamento personale, o nel caso di violenza e minaccia nei confronti della vittima, come nel caso in esame, di estorsione! (Cass. Sez II n. 41045/2005 e Cass. N. 42849/2014). Dal tenore di tali pronunce si deve escludere la configurabilità del reato di concorso in usura per Mevio e Sempronio, integrandosi la loro posizione nel concorso di persone nel reato di tentata estorsione, non essendosi consumato il delitto in quanto il pagamento non è stato ottenuto.

Invece, le minacce susseguitesi nel tempo – dalle telefonate minacciose alle lesioni e fratture – restano assorbite dalla fattispecie estorsiva.

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