Partiamo da un dato: Denis Verdini è meno "pericoloso" mediaticamente di Silvio Berlusconi. Prendiamone anche un altro: il referendum sulle riforme costituzionali ci sarà sicuramente e per il premier Renzi è "la madre di tutte le battaglie". Adesso valutiamo questi due dati tenendo in considerazione cheuna buona percentuale dei voti della consultazione popolaresi deciderà grazie alla comunicazione, e che Renzi ha avuto obbligatoriamente bisogno di qualche appoggio parlamentare per far approvare il ddl Boschi.

Rottura tra Berlusconi e Verdini

Andiamo in ordine.

Lo scorso luglio Verdini lascia definitivamente FI, il principale motivo della scissione è il patto del Nazareno di cui proprio lui era stato uno degli ideatori; l'ex premier già a febbraio aveva dichiarato sciolto l'accordo con Renzi e il suo braccio destro non ci stava:«Scusami, ma io in questa Forza Italia non posso più restare. Col patto del Nazareno potevamo contare qualcosa; ora non più. Scusami ma io lascio».

È un addio strano un po' per tutti. Denis non è un uomoqualsiasi, èforzista dal '95 ed era diventato l'uomo più fidato di Berlusconi, il suo vero braccio destro, l'uomo che si celava dietro molte scelte politiche del cavaliere. A voler pensar male, sembrerebbe tutto architettato a tavolino.

Ma se così fosse bisognerebbe far apparire mediaticamente credibile questo strappo, e al riguardo qualcosa di strano effettivamente c'è. Si parla di un articolo datato 13/03/2015 su repubblica.it intitolato "Verdini-Berlusconi, duello finale",in cui si narra di un duro scontro tra i due vecchi amici. Ciò che appare stranosonoi numerosi virgolettati, come se l'autore fosse stato direttamente presenteal litigio.

Cosa alquanto improbabile. Si sta forse dicendo che si è voluta creare una discussione ed un articolo ad hoc per rendere mano a mano più credibile l'allontanamento da Forza Italia? Suvvia, è impensabile. Ma se proprio vogliamo continuare il corso della storia troviamo un altro articolo, datato 02/10/15, in cui Verdini viene positivamente descritto come un "ciambellano costituente" che con la sua esperienza risolve i problemi in aula perchè non vuole chequalcunotocchi le riforme.

E l'autore chi è? Sempre lo stesso, un certo Tommaso Ciriaco, giornalista di cui non si riesce a reperire il cv e che in rete, a parte un profilo twitter, è totalmente invisibile. Lo stesso già balzato all’onore delle cronache per essere stato nominato "giornalista del giorno" sul blog di Beppe Grillo, dove lo si accusava definendolo, tra l'altro, "scribacchino che inventa notizie".

“Coincidenze? Io non credo", direbbe a questo puntoAdam Kadmon. Ma consideriamole tali.

L'aiuto che serve a Renzi

Torniamo al discorso principale. Secondo i calcoli fatti da Francesco Cramer su "il giornale", se ai 180 «sì» finali al Senato si togliessero i 17 verdiniani, i 3 tosiani e i 2 forzisti, il governo si sarebbe fermato a 158 voti e la riforma costituzionale non sarebbe passata.

Questo a dimostrazione che il premier un appoggio dall'area ex Pdl in qualche modo lo doveva avere. E quindi che fare? L'abbiamo detto all'inizio, il referendum di ottobre si giocherà molto sul piano comunicativo: un appoggio da parte dell'ex cavaliere sarebbe stato letale. L'argomentazione "è una riforma che vota anche Berlusconi" èun'arma molto potente per far vincere il no.E allora? È sufficiente che Verdini si allontani da B. e dia l’appoggio al premier in autonomia, con tutto il gruppo di senatori che ha a seguito. Poco importa, mediaticamente, se la riforma ha gli stessi obiettivi che avevaquella dell'expremier e se l'amico Denis è un pluri indagato.

Fantapolitica? Probabilmente. Quasi sicuramente.

Ma se si aggiungonole dichiarazioni a riguardo dell'ex tesoriere del Pdl Bianconi ad Affaritaliani.it ("Non è pensabile che B. e Verdini, dopo tutto quello che c'è stato tra loro, possano avere destini separati")si potrebbepensare didar ragione ad Andreotti: apensar male si fa peccato, ma spesso ci si indovina.