Dopo l'intervista a Storie MaledettediRudy Guede, condannato a 16 anni di carcere per concorso in omicidio nel caso Meredith Kercher, un nuovo interesse mediatico ha riportato alla luce moltissimi elementi della vicenda, sottolineando le versioni contraddittorie che si sono susseguite, nel corso di questi anni, agli atti giudiziari.Nel processo, infatti, non è stata solo Amanda Knox a mentire, incolpando il suo datore di lavoroPatrick Lumumbadi un omicidio non commesso (menzogna per la quale la ragazzaè stata condannata a tre anni di carcere), ma forse anche Guede che ha rilasciato diverse versioni non collimanti.

La conversazione Skype con l'amico Giacomo

In particolare è grazie ad un video comparso qualche tempo fa su youtube che si può fare un veloce raffronto tra le versioni susseguitesi nel tempo proposte dal ragazzo ivoriano.Il video riporta, in registrazione, la conversazione Skype che Guede ha avuto con il suo amico Giacomo dalla Germania, traducendone poi i contenuti in inglese perchè fosse comprensibile anche all'estero.Non è solo l'immagine del ragazzo, si noterà, che a distanza di anni appare "ripulita": icapelli ricci, la barba e le bravate di un ventenne vivace si sono affievolite in una figura oggi matura, consapevole, intelligente, laureando in storia e dedito alle più varie attività. Appaiono molto lontani i tempi in cui faceva il vampiro mezzo sballato in rete.

Rudy Guede ha dichiarato alla Leosinidi essere sicuro al 101% di aver sentito lavoce della Knox, quella sera, nella villetta di Perugia. Nella registrazione audio della sua conversazione Skype, invece, non appare sicuro alla stessa maniera, anzi è molto vago e dice che si sarebbe potuto trattare di una qualunque studentessa (d'altro canto quell'appartamento era condiviso da quattro ragazze, la Knox, la Kercher e due italiane).In più, davanti alle telecamere, affermache non conosceva Sollecito prima dell'omicidio, mentre nella conversazioneil nome "Raffaele" compare, insieme a quello di un certo "Stefano".

Altro elemento fondamentale, nella conversazione Skype, quando cerca di descrivere l'uomo con cui si incrocia nell'appartamento, accenna a un colore scuro di capelli. Non esclude però neanche un biondo per poi finire su un vago castano, una sorta di "scuro ma chiaro", che non definisce in nessun modo, quindi, la capigliatura della presenza maschile di quella sera.

C'è poila questione sulla luce.Nella conversazione Skype Guede assicura che la casa era in semi-buio, poichè i due ragazzi erano stati in intimità (specifica rapporti orali ma senza alcuna penetrazione), motivo per il quale non era stato in grado di identificare benela figura maschile con cui aveva interagito; nell'intervista televisiva, invece, appare sicuro quando dice che, nel momento in cui èentrato in bagno, la luce del salotto/cucina e del corridoio erano accese, mentre quando ne è uscito tutte le luci erano spente e si notava illuminata soltanto lastanza di Meredith.Sembra poi quasi voglioso di dare particolari all'amico anche quando sottolinea che in casa potrebbe esserci il suo sangue e le sue impronte digitali poichè "ha toccato tutto" ed ha, tra l'altro, cercato di soccorrere la vittima.

Ricordando che questa conversazione è avvenuta circa tre settimane dopo l'omicidio, quando la stampa nazionale e internazionale aveva già diffuso moltissimi particolari sulla vicenda, appare fin troppo facile farsi un'opinione in merito.

D'altro canto non è solo in questo frangente che le versioni sembrano non combaciare perchè, anche sulla questione del pc rubato che gli fu trovato in borsa, ha dato versioni differenti: nell'intervista alla Leosini ha riferito che il computer era stato comperato ad un mercatino dell'usato mentre, all'epoca dei fatti, quando si scoprì che il portatile apparteneva ad un avvocato, lui si scusò dicendo che lo aveva acquistatoda un uomo alla stazione di Milano.

Quale sarebbe, quindi, dunque, la "vera verità"?