Imbarazzante parlare di mercato, ma la realtà oramai è questa. Gli architettivengono, sovente, e la realtà lo testimonia, considerati alla stessa stregua del macellaio o del fruttivendolo. Con tutto il rispetto per questi bravi e onesti lavoratori. Oggi l'attualità ci porta a fare queste considerazioni, dato che molti professionisti stanno realmente pensando di cedere le armie abbandonare per sempre la professione libera. Il dato statistico sui lavori pubblici in Italia è pressoché piatto e tendente allo zero. Si ripiega, pertanto, verso l'unica possibilità che rimane ad un Architetto libero professionista: cioè il cliente privato.

Ma anche qui' le cose non vanno per il verso giusto. Il lavoro non manca ma i problemi sono tanti: la concorrenza spietata tra i colleghi, la richiesta pressante dei clienti per abbassare i compensi professionali e l'insolvibilità degli stessi, costringono molti professionisti a doversi 'piegare' in funzione del Dio denaro, svilendo e affossando questa antica professione.

La precedente norma sui lavori pubblici, cheveniva messa in atto fino a poche settimane fa, in occasione delle gare al massimo ribasso, ha posto in essere la fine di questo lavoro. Se vediamo alcune offerte presentate in alcune realtà locali, i casi parlano anche diribassi superiori al 50%. Il tutto condito dalle somme poste a base d'asta già decurtate dagli stessi RUP di circa il 70%.

Un fatto grave e inaudito ma palese e sotto gli occhi di tutti.

La richiesta di preventivo: non si può cadere così in basso, ora basta

Per spiegare megliocosa subisce oggi un architetto bisognerebbe assistere al momento in cui gli viene chiesto, da parte del cliente, di preventivare il proprio compenso rispetto ad una proposta d'incarico.

La realtà è desolante. Il cliente riesce persino a non ascoltare l'offerta del tecnico, anzi, tenta in tutti i modi di stabilire lui il prezzo senza per questo lasciare alcuna possibilità di contrattazione al malcapitatoprofessionista.

L'architetto, a questo punto, si pone difronte a due alternative: accettare l'incarico con un inesistente margine di guadagnoe con una mole di responsabilità o rinunciare alla proposta considerata troppo bassa e inadatta alle sue aspettative professionali.

Spesso, purtroppo, il professionista decide di intraprendere la prima delle due stradee i risultati dimostrano come tale scelta stia contribuendo a 'degradare' ancor di più questa importante professione.

Questo piccolo esempiotestimonia con atrocità quello che vivequotidianamente un libero professionistaa cui, purtroppo, di libero non è rimasto proprio nulla, se non la libertà di decidere se pagare o meno la propria quota associativa all'Ordine Professionale di appartenenza (latitante e indifferente a tutto questo) o il proprio Ente previdenziale, visto che per percepire la propria misera pensione di architetto dovrà elemosinare tante lacrime e fatiche come quelle finora raccontate.