Licenziamenti più facili e, conseguente, maggiore flessibilità del lavoro. Questi i punti chiave della riforma del mercato del lavoro, proposta dalla Ministro, signora Muriam El Khormri, che tra proteste e scontri di piazza, sta per essere varata in Francia. Il testopresenta numerosi punti di contatto con il c.d. Jobs Act voluto dal Governo Renzi. Il tema piùdiscusso da queste parti non è, peraltro, la possibilità di reintegro del lavoratore illegittimamente licenziato (già da tempo limitata oltralpe al solo caso di licenziamento discriminatorio), L'obiettivo, comune ai due provvedimenti legislativi, di liberalizzare ulteriormente il mercato del lavoro viene qui perseguito attraverso la previsione di ulteriori casuali che giustificano il licenziamento economico e la riduzione dei suoi costi, al fine di rendere meno oneroso, da parte del datore di lavoro, licenziare.

La regia europea della riforme

Le evidenti analogie con il nostro Jobs Act lasciano intravedere un'unica regia delle riforme del lavoro in tutta l'eurozona. Il che ripropone, anche da noi, il tema, ignorato dalla retorica europeista, della cessione quote di sovranità da parte degli Stati nazionali in favore non già di un'entità di tipo federale retta secondo i principi della democrazia rappresentativa, ma di un poco trasparente sistema di governance dove, dietro l'apparente tecnicismo delle decisioni assunte in sede europea, si celano spesso le logiche e gli interessi del grande capitale economico e finanziario. E a farne le spese è, dovunque, il sistema del welfare. Nell'attuale struttura istituzionale dell'Unione europea, infatti, l'unico organismo legittimato dal voto popolare, e cioè il Parlamento europeo, ha un ruolo subalterno rispetto non solo al Consiglio e alla Commissione europea, ma anche nei confronti dell'Ecofin (l'organismo, ancor più ristretto, che riunisce i ministri economici dei singoli Stati) e della BCE, che come ha ricordato anche di recente Mario Draghi, è totalmente autonoma dal potere politico.

In questo contesto la limitazione della sovranità nazionale (e popolare) che anche l'Italia si è imposta rappresenta una pericolosa fuga in avanti rispetto alla costruzione di un’Europa politica. Cessione di sovranità che, al contrario di quel che viene comunemente raccontato, non ha neppure una copertura costituzionale, posto che l'art. 11 della Costituzione la consente solo per assicurare "la pace e la giustizia tra le Nazioni" e non certo per riformare il mercato del lavoro, il sistema pensionistico e quant’altro.