Emergenza Cultura. In piazza a Roma un corteo di manifestanti ha dimostrato il disappunto per la riforma Franceschini. La manifestazione è stata organizzata dallo storico dell’arte Tomaso Montanari per un settore, il nostro, che rischia di depauperarsi e di essere abbandonato all’incuria del tempo. L’Italia è un paese ricco di storia e cultura e non si capisce bene come mai sia stata abolita dagli insegnamenti didattici una materia come la Storia dell’arte, necessaria per capire cosa ci sta intorno, quale sono le nostre radici ed avere consapevolezza di ciò che siamo.

Da quando Franceschini ha attuato la sua riforma c’è stata una netta distinzione tra tutela e valorizzazione del nostro patrimonio artistico. Aree archeologiche musei, palazzi, vengono intesi come un mercato da cui trarre profitto, che si danno in gestione a privati per allestire eventi, cosicché la cultura finisce per essere un discorso che soddisfa l’appetito di pochi, escludendo la massa che avrà sempre più difficoltà ad usufruire di spazi non più pubblici. Non è un caso che molti beni demaniali siano stati messi in vendita o affidati, come anche nel caso dei fari, a chi riesce ad attuare una politica di marketing. E così si moltiplicano figure di noumen tutelari che, in virtù di un’appartenenza aristocratica politica, scrivono libri, promuovono incontri, forti del loro status che li ha eletti a nuovi mecenati dei beni pubblici, con soldi pubblici.

Le bellezze culturali dell'Italia in mano alla politica

Questa miopia sta determinando la chiusura di biblioteche e archivi per mancanza di personale ridotto all’osso, oltre a determinare la decadenza di antiche chiese che non turbano minimamente i sonni del ministro. E non solo; la creazione di super musei, dati in gestione ad enti locali in mano alla politica, non fa che alimentare un clientelismo doc, con nomine di membri nei Consigli scientifici ad opera della politica ovviamente.

Luoghi come Pompei non possono essere adibiti per concerti che devastano un’area che più si aggredisce con luci e casse stereo più rischia di cadere a pezzi! Una volta si doveva chiedere il permesso alle soprintendenze che sono ormai umiliate e ridotte a comuni uffici, sacrificate in nome del profitto.

Per quanto Renzi parli di cultura ed annunci un piano di 3,5 mld ad opera del Cipe, snocciolando le cifre ci accorgiamo che si tratta di uno dei tanti annunci in pompa magna che non risolvono i problemi.

Interrogato su questo Montanari, in un’intervista su Micromega ha dichiarato che 2,5 mld stanziati per la ricerca costituiscono un fondo ordinario per i prossimi tre anni, mentre il miliardo per la cultura non serve per riportare al loro splendore chiese o palazzi di pregio storico che cadono a pezzi, ma utilizzati per creare eventi spettacolari in siti di altissimo valore monumentale. Difendere il nostro patrimonio artistico, trasformato in una macchina mangiasoldi, significa mantenere in vita la nostra identità che rischia di sparire e sbriciolarsi.