E' successo altre volte, in Italia, in Europa, in tutto il mondo: i politici si riuniscono, discutono soluzioni diplomatiche, gli effetti non sono veloci, ma puntano ad ottenere un buon risultato senza deliri militaristici. Ma ogni tanto, non così raramente, spunta l'outlier: un dittatore, un politico estremista, o spesso qualcuno che si definisce presidente, pur adottando metodi da regime (Saddam insegna...) che sfrutta il malcontento e l'impazienza popolare per lanciare il suo sasso.

Putin, e il nuclearecontro l'Isis

Questa volta è il caso di Vladimir Putin, non nuovo a dichiarazioni dalla portata piuttosto ingombrante, che propone di piegare l'Isis con il nucleare.

Al di là delle valutazioni umane sul progetto, questo articolo vuole metter davanti agli occhi di coloro che, trascinati dall'esasperazione del vedere attentatori manifestarsi ogni giorno e guerre che si trascinano per anni, sono attratti dal fascino, anche se oscuro, di una tale proposta, gli elementi base per valutare una tale decisione.

Usciamo dall'entusiasmo istintivo generato da una dichiarazione che, andando contro al lento procedere dei processi democratici, del resto spesso falsati da accordi più o meno leciti tra gli stessi governi, non può che risvegliare per un attimo gli ancestrali fascini del "Andiamo e distruggiamoli tutti!" e riflettiamo insieme su qualche punto.

Qualche riflessione sul nucleare

l'Isis, come ogni organizzazione, come ogni persona del mondo, ascolta le notizie, ed ha per giunta informatori per avere dettagli su quando gli attacchi avverrebbero, e dove. Secondo voi, è possibile che starebbero lì ad aspettare? Un po' come Saddam in Hot shots, resterebbero su una sdraio a bordo piscina, ad aspettare gli ordigni nucleari in caduta libera?

Pensiamo che bombardare le roccaforti dove sembra che le menti guida dell'Isis risiedano debellerà il fenomeno? La storia insegna che, quando le milizie bombardano un quartier generale, il gerarca di turno è già fuggito e risiede comodamente in un albergo a 5 stelle, o in un rifugio antiatomico, a centinaia o migliaia di chilometri di distanza.

Magari nascosto in una di quelle nazioni che ufficialmente gli starebbero dando la caccia.

Terzo elemento da tener presente: ogni attacco genera una rappresaglia. Non esiste arma in possesso dei grandi governi che non sia anche nelle mani dei terroristi. Forse non posseggono ordigni nucleari, ma sarebbe improbabile che trovino accordi con governi filo-islamici che ne posseggono? Ed è risaputo che molti governi hanno armi nucleari su territori stranieri, quindi sarebbe molto difficile dimostrare che siano stati coinvolti nel contrattacco.

Giunti a questa riflessione, arriviamo alla domanda: siamo sicuri di voler scatenare un conflitto nucleare sul pianeta?

L'unico bombardamento ad oggi è quello americano

Ricordiamoci che finora l'unico bombardamento nucleare documentato è quello attuato dagli Stati Uniti al termine del secondo conflitto mondiale. Differenza sostanziale è che, a quei tempi, nè il Giappone nè altri governi possedevano i medesimi ordigni. Ora invece ne esistono in diversi punti del mondo. Siamo sicuri di volerli vedere in volo?

Ultimo punto: le radiazioni. Sappiamo bene che un ordigno nucleare, oltre a distruggere una zona enorme, sparge radiazioni per decine di chilometri, e che queste ultime rimangono per anni, rendendo inabitabili e incoltivabili i terreni, e contaminando quelli adiacenti. Non sottovalutiamo il costo di tutto questo per l'umanità.

Lanciata una bomba, ne partono altre, e ognuna di queste distrugge una parte dell'ecosistema in maniera quasi impossibile da riparare.

Non cadiamo nel paradosso di Fermi, non facciamoci tradire dall'eclatante risonanza di una dichiarazione controcorrente. Se non impariamo ad autoregolarci e a gestirci in maniera pacifica su questo mondo, sarà inutile colonizzare altri pianeti, perchè vi porteremmo gli stessi difetti e la stessa incapacità di cui ancora soffriamo qui.