Il destino politico di Renzi è ora più che mai appeso ad un filo, così come quello delle tasche degli italiani, che potrebbero doversi preparare ad una nuova stangata. Come un bravo giocatore d’azzardo Renzi sa che ha la stessa probabilità tanto di vincere quanto di perdere. Ma se perdere la sfida piuttosto soggettiva del referendum costituzionale significherebbe per lui essere pronto a rassegnare delle dolorose ma dovute dimissioni, lo scotto più grande lo pagherebbero gli italiani. Perché dietro l’ebbrezza e l’illusione di vincere contro la causalità di un risultato incerto, l’effetto di una mossa troppo azzardata in questo caso si tradurrebbe in una più alta pressione fiscale o in minori prestazioni assistenziali-previdenziali.

La strada che conduce agli appuntamenti politico-economici previsti per fine anno si presenta infatti scivolosa anche per via del quadro macro-economico, per nulla incoraggiante, messo in luce dal ministro Padoan che ha rettificato al ribasso le stime di crescita del PIL dall’1,4 all’1%. Per di più servono 13 miliardi di euro per disinnescare l’aumento dell'Iva, 5 miliardi solo per il calo del Pil. Renzi, i cui tweet in questi giorni sono comprensibilmente di meno, tiene quindi il fiato sospeso specialmente per via della gestione degli adempimenti con l’Europa.

L’orologio delle scadenze che per Renzi corre ancor più veloce

Le scadenze imposte dai burocrati europei si intersecano con la Stabilità 2017 e con gli effetti di decisioni politiche che questa volta possono mandare a casa Renzi.

Il quale dovrebbe aver già imparatodalle scorse elezioni amministrative che promettere ciò che gli italiani sanno che non si può mantenere è sempre controproducente.

Questa volta però la posta in gioco sale: inoltre c’è sia il fattore tempo che rema contro Renzi, sia la presenza di 3 passaggi da approntare che di certo non lo mettono al sicuro dal rischio di un deragliamento.

Ovvero:

  • il salvataggio di Mps,
  • il referendum costituzionale
  • la manovra economica.

La prudenza del Quirinale ha consigliato innanzitutto di assicurare che la Stabilità 2017 venga approvata almeno alla Camera dopo la sua presentazione prevista per il 12 ottobre, spostando quindiil referendum a fine novembre. Intanto Bruxelles sta sempre con il fiato sul collo ed a novembre verificherà lo stato del debito, chiedendo un resoconto dei tagli alla spesa pubblica, al fine di concedere maggiore flessibilità.

Ma dove Renzi potrebbe perdere consensi è proprio sul salvataggio di MPS qualora decidesse di approvare un nuovo decreto salva-banche come quello di novembre 2015 che salverebbe i banchieri con i soldi privati dei poveri contribuenti.

La roulette russa degli adempimenti non rispettati: gli effetti

A pesare sul risultato della consultazione popolare però non c’è solo una scelta impopolare: ci sono anche gli effetti del mancato rispetto dellepromesse fatte e la revisione dei conti. Come dimenticare il precedente deltaglio dell’Irpef assicurato prima delle amministrative per i 2017, che è ora slittato al 2018.

Allo stato attuale c’è in programma un altro pacchetto di promesse del valore di circa 20 miliardi di euro per rendere operativi la card da 500 euro per i 18enni, il bonus bebè e quello Irpef da 80 euro esteso ai pensionati. Promesse da marinaio anche queste?

Padoan intantoper settembre dovrà rimodularele sue stime, per scongiurare l'aumento dell'Iva che scatterà in automatico se il governo non dovesse trovare altri 13 miliardi. Un aumento dell’Iva e quindi dei prezzi genererebbe una flessione dei consumi oltre a determinare sugli italianiuna stangata di circa 1.000 euro a famiglia nel biennio 2017 - 2019. Entro ottobre quindi questi soldi dovranno uscire, pena lo spettro di una Finanziaria che l'anno prossimo aumenterà le Tasse sugli italiani che intanto hanno già votato pro o contro la riforma costituzionale.