A partire da Ottobre torneranno pienamente operative 11 tratte aeree tra l’Italia e Sharm el Sheik. L’incantevole località turistica situata sulle rive del Mar Rosso, in Egitto, era stata scelta negli ultimi anni come meta a basso costo dai vacanzieri italiani, ma era diventata off limits dal giorno dell’esplosione di un aereo di linea russo per mano dell’Isis (31 Ottobre 2015). Evento tragico a cui si è aggiunto, pochi mesi dopo (Gennaio 2016), l’omicidio, avvenuto al Cairo, del giovane ricercatore Giulio Regeni. A pubblicizzare il solenne annuncio è stato, solo pochi giorni fa, l’ambasciatore egiziano a Roma in persona, Amr Helmy.

Ed è così che i soldi, gli affari e gli interessi economici rischiano di mettere una pietra tombale sulla presunta crisi diplomatica esplosa tra il governo di Matteo Renzi e la semi dittatura del generale Abdel Fattah Al-Sisi. In fondo, meglio pensare al mare cristallino, alla sabbia lucente, ai costumi, alle pinne e agli occhiali, che perdere tempo cercando di svelare il segreto di Stato che copre la morte violenta, il sangue e le torture subite da Giulio Regeni.

L’annuncio dell’ambasciatore egiziano

A rendere ufficiale, almeno in Egitto, la notizia del ritorno dei turisti italiani a Sharm el Sheik, o a ‘Sharm’ (come si usa dire in Italia, dove la maggior parte delle persone probabilmente non ha la minima idea di dove si trovino il Sinai, il Mar Rosso e la stessa patria delle piramidi), è stato, come detto, l’ambasciatore del Cairo a Roma, Amr Helmy.

O, almeno, così riporta il sito Ahramonline, considerato voce semi ufficiale del regime di Al Sisi. Secondo il sito egiziano saranno appunto 11 i voli diretti tra Sharm el Sheik e l’Italia, con partenze anche da Napoli, Palermo e Pisa. L’obiettivo è quello di invertire la rotta turistica che ha escluso il Sinai dalle mete più gettonate.

E quale occasione migliore che coinvolgere direttamente gli italiani, probabilmente il top tra i turisti europeiin Egitto?

Affari e turismo sul sangue di Regeni

Ancora non è chiaro quali compagnie aeree accetteranno di coprire la rischiosa tratta. Alitalia per il momento non ha fatto alcun passo avanti e la palla, quindi, potrebbe passare agli egiziani di Egypt Air o Luxor Air.

L’unica certezza è che i chiassosi e festaioli turisti italiani assumeranno il ruolo inconsapevole di ‘teste di ponte’ che coadiuveranno le truppe di Al Sisi nel difficile compito di riconquistare la penisola del Sinai, da tempo in mano a predoni e a gruppi più o meno legati all’estremismo islamico di Al Qaeda o Isis. Altra certezza granitica è rappresentata dai lucrosi contratti di sfruttamento e collaborazione firmati dalle grandi aziende italiane nella terra dei faraoni. La Saipem del gruppo Eni, tanto per citare la più importante, ha firmato un contratto da 1,5 miliardi di dollari per sfruttare l’immenso giacimento di gas di Zohr. Che Giulio Regeni riposi in pace, allora, e non si azzardi a mettere le mani nelle tasche delle imprese italiane e a rovinare le vacanze dei turisti a Sharm el Sheik!