'Prima i nostri' poi i Frontalieri, questo il tema della tornata referendaria che si è tenuta il 25 settembre scorso nel cantone ticinese.L'iniziativa popolare è stata approvata dagli elettori con una percentuale pari al 58,02%, a fronte del 39,7% dei No.

Promotore dell'iniziativa è stato il partito nazionalista UDC, (con l'appoggio dalla Lega di Bignasca), già sostenitore del progetto 'Contro l'immigrazione di massa', del 9 Febbraio 2014, approvato in Ticino con quasi il 70% dei voti.

Ai cittadini del Cantone si è chiesto di impedire i licenziamenti per sostituzione selettiva tra manodopera autoctona ed estera e di intervenire contro il calo dei salari provocato dall'afflusso generalizzato di lavoratori esterni.

Lo spirito del quesito, quindi, quello di preferire, a parità di competenze e qualifiche, i cittadini elvetici residenti, in luogo dei frontalieri italiani.

Il severo commento del Ministro degli Esteri italiano, Paolo Gentiloni

Dura la reazione di Paolo Gentiloni che, appresa la notizia, ha così twittato: "Referendum anti frontalieri non ha per ora effetti pratici Ma senza libera circolazione delle persone rapporti Svizzera-UE a rischio".

In realtà il risultato della volontà popolare dovrà essere vagliato dalla legge federale, anche se in contrasto con gli accordi internazionali e le leggi della Confederazione.

Ricordiamo che Berna ha aderito agli accordi sulla libera circolazione nel mercato del Lavoro nonostante non sia uno Stato membro della UE.

La reazione di alcuni politici italiani

L'esito del referendum ha suscitato diverse reazioni tra i politici italiani.La più rilevante è quella del Presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, in quanto i circa 60 000 frontalieri italiani sono perlopiù comaschi e varesini.

Nella sua dichiarazione, nella quale puntualizza la posizione 'regolare' e legittima dei frontalieri, il Presidente mostra preoccupazione per eventuali discriminazioni e lesioni dei diritti dei lavoratori:" ...

vigileremo perché ciò non si traduca in una lesione dei diritti dei nostri concittadini lombardi o (peggio) nella introduzione di discriminazioni o nella violazione delle norme che tutelano i nostri lavoratori. A partire da domani, dunque, la Regione Lombardia predisporrà le adeguate contromisure per difendere i diritti dei nostri concittadini lavoratori".

Sempre su FB, Lara Comi, FI, riferendosi alle implicazioni della scelta ticinese, ha dichiarato: "Ho per questo scritto al Commissario Marianne Thyssen, responsabile per l'occupazione, affari sociali, competenze e mobilità dei lavoratori dell'Unione Europea per incontrarla chiedendo di poter avviare urgentemente la sospensione di tutti gli accordi ad oggi in essere tra Svizzera ed Europa".

L'Europa continua a propinare sonnifero e l'Italia si abbandona tra le braccia di Morfeo

Di sicuro c'è che un popolo sovrano si è espresso democraticamente e che nessun altro Stato può interferire impunemente sulla sua scelta.

Altra certezza è, come da rituale, l'accusa di xenofobia e populismo che colpisce tutti quelli che non si allineano al pensiero unico 'one way' patrocinato dall'Europa.

Il problema di possibili licenziamenti dei frontalieri è, in realtà, una questione esclusivamente italiana ed è completamente slegata dalla libera espressione e azione di altri Stati.

Preoccuparsi, per esempio, del futuro dei migranti per poi pretendere che la Svizzera si curi degli italiani disoccupati è una vera assurdità.

L'arroganza italiana sta, poi, nell'esigere favoritismi con leggi ad hoc, anche oltreconfine, invece di affrontare e risolvere le annose problematiche nazionali legate al mondo del lavoro dei cittadini, dove per lavoro si continua ad intendere 'il posto fisso' accompagnato da 'un'elemosina mensile statale' e da privilegi che rasentano la prevaricazione.

L'Italia, rifuggendo dalle sue responsabilità, continua ad affrontare ogni problema interno come potrebbe farlo la bella addormentata nel bosco in attesa di un principe salvatore.