Dopo un relativo periodo di calma, in UniCredit si apre una nuova stagione di esternalizzazioni. Cambiano i vertici ma la gestione aziendale rimane sempre quella. Tagliare i costi (mai gli sprechi) è il mantra che da più di un lustro si sente ripetere da chi governa l’Azienda. Mr. Fiorentino che dell’outsourcing e del co-sourcing è sempre stato il leader, è stato messo alla porta ma “l’arte” del governare quest’azienda non cambia. E così in Ubis, l’azienda informatica e di back office del Gruppo bancario, si appresta a vivere l’ennesima stagione di “licenziamenti mascherati”.

Esternalizzare per far crescere la redditività?

C’è bisogno di far crescere la redditività della banca, e di farlo in fretta. La limitata visione aziendale (e di qualche strapagato consulente) si traduce nell’unica cosa possibile: tagliare il personale. Poco interessa se ridurre il numero dei lavoratori attraverso le esternalizzazioni non porterà a benefici economici; si tratterà di spostare un costo da una posta di bilancio ad un’altra. E poco importa se i tanti risparmi che dovrebbero arrivare da queste operazioni tardano a realizzarsi o sono palesemente inferiori a quanto qualche consulente ha speso in decine di slides presentate in vari CdA. In fondo a chi interessa? Il mercato vive sulle dichiarazioni, per il resto lasceremo la “patata” nelle mani delle generazioni a venire.

Lo sciopero è ancora una forma di lotta valida?

In tutto questo, la risposta del sindacato è scontata. Una giornata di sciopero prevista per il prossimo venerdì 9 settembre. Uno sciopero in fondo non si nega a nessuno, e poco importa se crea un vantaggio più al sindacato stesso che ai lavoratori. Almeno le organizzazioni dimostrano di esistere ancora e di essere presenti non solo per fornire i servizi di un Caf o di un Patronato… diremmo una sorta di “certificato d’esistenza in vita”.

La regolamentazione dell’esercizio del diritto di sciopero nel settore del credito ha già svilito questo strumento di lotta e ce ne siamo ben accorti perché è dal 2013 che viene presentato come arma per protestare contro le esternalizzazioni. Con quale risultato? Diremmo nessuno visto che le cessioni aziendali continuano. L’azienda ringrazierà per aver risparmiato i costi di una giornata di lavoro.

Disservizi per la clientela? Pochi, per non dire nulli. Anche perché ormai gran parte del lavoro è nelle mani di consulenti esterni che possono, in barba a leggi e leggine, sostituire i dipendenti. Ed inoltre i lavoratori di Ubis sono stati lasciati soli a difendere i diritti dei lavoratori del Credito, tutti gli altri dipendenti del Gruppo rimarranno tranquillamente seduti alla loro scrivania. Gli sportelli di UniCredit? Tutti aperti e funzionanti.

È ora di uno sciopero bianco

Quindi i lavoratori di Ubis saranno cornuti e mazziati? Certo, ma la colpa sarà anche loro. Manca un vero impegno, un vero interesse per la causa. Una giornata di sciopero, magari nell’ultimo week end d’estate prima della riapertura della scuola, costa poco e per molti può essere un vantaggio.

Una giornata in più di “vacanza” da trascorrere al mare. Quindi perché no? Ma la vera lotta i lavoratori dovrebbero intraprenderla tutti i giorni. Basta con le riunioni a tarda ora. Basta con gli straordinari, si esce tutti al termine del proprio regolare orario di lavoro. Basta con i corsi di formazione obbligatori svolti durante la pausa pranzo o peggio ancora a casa, magari di sabato o domenica. Si lavora tutti secondo i manuali e gli ordini di servizio.

Ma a differenza dello sciopero, questa forma di lotta richiede impegno e la necessità che ognuno di noi si metta in gioco in prima persona. Quanti sono i lavoratori che si dicono pronti a sostenere uno “sciopero bianco”, mediante cioè l’applicazione rigida e burocratica delle regole e dell'orario di lavoro previsto dal contratto? Lo sciopero bianco non è virtuale e ci aiuta a migliorare. Ma solo con l’impegno di tutti.