Ha realizzato il 25% di share il secondo appuntamento con la terza e la quarta puntata de i medici. Sei milioni e mezzo di italiani hanno seguito le romanzatissime vicende sull’ascesa al potere di Cosimo de Medici, con buona pace di storici, opinionisti e appassionati di storia medicea della prima ora, che già gridano allo scandalo per il lungo numero di imprecisioni storiche che la serie continua a snocciolare con nonchalance.

Il resto del pubblico, assodato che I Medici sta a un libro di storia come un tweet sta a un tema d’italiano, sembra godersi con una certa ironia le vicissitudini della famiglia fiorentina, con qualche rimbrotto tutt’altro che fuori posto sui protagonisti.

I facili antagonismi con Rinaldo

Ci eravamo lasciati con la scoperta di un malato di peste nera, durante i lavori di costruzione della cupola del Brunelleschi, ed è dalla terribile pestilenza che affligge Firenze che la storia riparte. Il meccanismo della trama è abbastanza usuale: una tragedia casuale viene sfruttata dall’antagonista di questa serie – Rinaldo degli Albizzi – per rivoltare il popolo contro Cosimo e farlo imprigionare, sotto l’accusa di aver attirato l’ira divina sulla città attraverso i lavori di completamento della cupola della cattedrale. Il piano riesce e per due lunghe puntate tutto si gioca fra la famiglia dei Medici, che cerca di trovare le prove per smascherare gli inganni di Rinaldo, e i flashback (piazzati nel mezzo della narrazione con la discrezione di un elefante in un negozio di cristalli), che svelano finalmente perché quest’ultimo abbia tanto in odio Cosimo.

Più che sui due contendenti, però, l’attenzione finisce per spostarsi molto di più sui comprimari – il fratello Lorenzo, la Contessina, Marco Bello, il figlio Piero – che a differenza di Cosimo e Rinaldo appaiono decisamente più veri e umani. Che la fedeltà storica sia un optional, invece, è ormai assodato. La superba cavalcata della Contessina, che irrompe nel mezzo del consiglio della Signoria per salvare il marito, fa perdonare le inesattezze di una serie che è sempre più un divertente polpettone in costume.

Un Cosimo poco convincente

Di questa serie, però, la vera occasione persa finora sembra proprio il personaggio di Cosimo. Bloccato in una contesa infinita con Rinaldo degli Albizzi, nonostante come il suo omonimo storico mostri la capacità di darsi all’intrigo e di farsi eminenza grigia per governare Firenze in modo sotterraneo – con la potenza dei commerci e del denaro, visto che non possiede titoli nobiliari – la sua caratterizzazione stride orribilmente con la sua storia.

Frasi idealiste si rincorrono sulle sue labbra, mentre la narrazione prova a dare giustificazioni poco credibili al suo modus operandi. A lungo andare tanta ostentazione di buona fede si tramuta in azioni ingenue, che danno a Cosimo l’aria di un imbelle manovrato prima dal padre e poi dalla moglie, dal fratello, dal proprio braccio destro, ma mai davvero padrone di se stesso.

E sono proprio le donne a rivelarsi la vera forza dello sceneggiato: da Piccarda a Lucrezia, passando per la Contessina, sono loro a tenere le redini delle sorti della famiglia e dello show, ad agire in modo decisamente più pratico e meno scontatamente idealistico. Nubi di intrallazzi amorosi si addensano all’orizzonte delle anticipazioni. Speriamo che non si finisca nel solito polpettone da soap opera, però.