In questi giorni si era parlato molto del TTIP (Transatlantic Trade and Investmente Partnership, "partenariato transatlantico su commercio ed investimenti"), il trattato che avrebbe progettato un mercato unico tra UE e Stati Uniti.Fortunatamente, sembra non passi più vista la crescente protesta della società civile e la recente opposizione di Francia e Germania: infatti, basta il veto anche di un solo stato per non farlo approvare.

TTIP bloccato?

Se realmente verrà bloccato bisognerà solo rallegrarsene, dal momento che questo non era un mero trattato di libero scambio (e già sarebbe stato dannoso perché negli Stati Uniti si produce molta merce di bassissima qualità a prezzi stracciati, che pertanto farebbe concorrenza sleale ai prodotti europei), bensì un accordo che avrebbe sancito il primato assoluto degli investitori privati sui singoli stati e la rimozione di molte clausole per la salvaguardia della salute umana e dell'Ambiente.

Per esempio, una grande multinazionale avrebbe potuto portare in tribunale un singolo stato qualora quest'ultimo si fosse opposto alla commercializzazione di un determinato prodotto mostratosi dannoso per la salute o per l'ambiente.

CETA, trattato simile ma meno noto

Vi è però un altro trattato che starebbe incombendo sul vecchio continente: si tratta del CETA (Comprehensive Economic and Trade Agreement, "accordo comprensivo economico e commerciale"), che porterebbe alla liberalizzazione di quasi tutti gli scambi commerciali fra UE e Canada. Anche questo sarebbe dannoso per tutte le piccole imprese europee, perché porterebbe a una massiccia penetrazione di prodotti canadesi di bassa qualità che concorrerebbero con quelli europei.

Tra l'altro in Canada si producono molti alimenti che riproducono quelli europei, ad esempio imitazioni del prosciutto di Parma, del prosciutto della Foresta Nera o del formaggio francese Roquefort.

Il parlamento della Vallonia, uno dei tre stati federati che formano il Belgio, aveva posto il veto: infatti ricordiamoci che il Belgio è una monarchia federale formata da tre stati, ognuno dei quali ha una certa autonomia anche nell'ambito delle decisioni internazionali.

La Vallonia è, di tutto il Belgio, la regione con più superfici agricole: sarà anche questo che avrà spinto la popolazione locale ad opporsi fortemente ad un trattato che sarebbe stato nocivo per le piccole produzione agricole, fermo restando che non sarebbe solo l'agricoltura ad essere danneggiata ma anche le piccole e medie aziende manifatturiere e industriali, che farebbero molta fatica a reggere la concorrenza delle grandi multinazionali.

La vittoria purtroppo è stata breve: poche ore fa è emerso che il presidente belga Michel ha convinto la Vallonia ad accettare questo trattato, ponendovi alcune modifiche che rassicurerebbero le preoccupazioni dei valloni. Dunque ora verrà approvato? Staremo a vedere; certo quelle piccole modifiche non saranno sufficienti a mettere al sicuro i piccoli produttori dalla concorrenza con le multinazionali. Sarebbe molto meglio evitare aree di libero scambio troppo vaste, preferendo piuttosto integrazioni commerciali solo fra paesi limitrofi.