La recente bocciatura del ricorso presentato da Sinistra Italiana e Movimento 5 Stelle in merito al quesito del referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre non ha tolto i dubbi circa la legittimità della formulazione scelta dal governo. A parte questo, però, emerge una considerazione: alcune forze politiche (al governo e/o all’opposizione) ritengono che tale formulazionepossa influenzare il voto.

Pensare che alcuni cittadini possano decidere il loro voto basandosi sulla sola lettura del quesito è preoccupante. Trattandosi di modificare in modo sostanziale e per la prima volta il sistema parlamentare, ci si aspetterebbe che chi è chiamato a decidere sia così bene informato da rendere ininfluente o persino superflua la lettura del quesito.

Votare secondo appartenenza politica

Alcuni sondaggi attuali riportano una sostanziale parità fra i due schieramenti, con propensione al sì o al no in base al partito di riferimento. Fondamentalisaranno quindi coloro che, al momento, non hanno ancora deciso, cioè, a quanto pare, un elettore su due. Tantissime persone. Del resto non è semplice per un cittadino comune, seppure ben informato, stabilirecome votare.

Il governo ha scelto o ha dovuto scegliere la strada del referendum. Lo ha fatto in modo legittimo, beninteso, perché l’istituto della consultazione popolare è previsto dall’ordinamento giuridico. Il problema su cui occorre in qualche modo sorvolare, però, è che l’ordinamento giuridico non ammette ignoranza o disinteresse o incompetenza da parte di chi deve prendere le decisioni.

Il rischio che lo strumento democratico scelto per questa occasione possa risultare inadeguato esiste, a maggior ragionese si ammette che l'esito del referendum possa dipendere dalla formulazione del quesito.

I cittadini, però, voteranno in base al senso di appartenenza Politica, ecco come si potrebbe replicare a questa osservazione.

In tal modo, sarebbero comunque le forze politiche ad esprimersi, anche se in via indiretta. Questo potrebbe essere corretto (anche se il referendum non dovrebbe essere una consultazione politica), ma solo nel caso in cui il ruolo delle forze politiche sia libero da ogni genere di forzatura. Per poter avanzare dubbi circa il fatto che le cose stiano proprio così è forse sufficiente un esempio circa uno dei principali problemi del momento, quello dei migranti.

Scontro politico, ricerca di consenso e referendum

Il problema migranti colpisce in modo forte il nostro paese e ha una soluzione, almeno nell’immediato, a livello continentale tramite il sistema del ricollocamento. Tutti i partiti e governi europei lo hanno capito, ma nessuno può dirlo, pena una disastrosa perdita di consenso. Dall’ottica italiana, può sembrare ragionevole e corretto che tutte le forze politiche di uno specifico paese si coalizzino accettando il ricollocamento, ma questo, nella realtà, non avviene. La percezione del contesto dal punto di vista politico, in questi casi, può essere trasversale, ma molto diversa da quella di buona parte della popolazione. Il risultato è che i partiti, incapaci di dialogare, si ritrovano soggetti a forzature troppo grandi legate in buona parte alla ricerca di consenso.

Che la situazione sia simile a quella italiana (sullo stesso o su altro tema) è dubbio legittimo. Se il referendum diventa espressione di preferenza politica e la politica è impossibilitata a esprimersi senza ritrovarsi sottomessa alla ricerca di consenso, potrebbe essere in atto uncorto circuito logico.

Questo senza considerare che, in ogni caso, il referendum è la vittoria della maggioranza, e pazienza per la minoranza, che finisce per non avere più alcuna voce, a differenza di quanto accade con i meccanismi della democrazia rappresentativa (questo, però, è tutt'altro discorso). Vittoria della maggioranza e non per forza della scelta corretta, peraltro, specie se la scelta è fatta limitandosi a una veloce lettura del quesito.