Giornalisticamente l'egitto è stato a livello regionale il più importante centro di formazione e il luogo di origine dei migliori professionisti sia che si parli di giornalismo della carta stampata, sia che si parli di giornalismo radiotelevisivo. Nel 1969 l'Egitto ha avuto un ruolo fondamentale nella costituzione dell'Arab States Broadcasting Union (ABSU). Tale ABSU si pose come obiettivo quello di riuscire ad intraprendere la scommessa della televisione satellitare. Nel 1990 vi fu il lancio dell'Egyptian Space Channel: l'Egitto fu il primo paese africano ad avere un suo satellite.

Il Nazionalismo è uno dei temi fondamentali nella formazione dei professionisti e nella strutturazione della cultura giornalistica egiziana.

Il 2 Novembre è stata indetta dalle Nazioni Unite la giornata mondiale contro i crimini compiuti contro la stampa e i giornalisti. Il fine ultimo della libertà di espressione risiede nell'espressione della libertà di stampa.Secondo una ricerca di Freedom House del 2015, solo il 13 % della popolazione mondiale beneficia della libertà di stampa, ovvero un 13% che rispecchia i soli paesi del mondo dove la professione giornalistica viene tutelata, sicura e garantita.

Un sistema di governo coercitivo e repressivo.

Ultimamente la situazione egiziana risulta avere un sistema di governo che ricorda le dittature militari che hanno caratterizzato con atrocità e illegalità infelici anni della Storia del mondo.

Viene difatti a dispiegarsi una forma di soppressione verso la libera informazione: molti di quei giornalisti che osano criticare le decisioni politiche di Al-Sis vengono reclusi con pene detentive feroci e permanenti. E' giusto precisare che dal 3 Luglio 2013, l'ex presidente Mohamed Morsi è stato destituito a seguito di un golpe di stato che seguì le direttive dell'ex ministro della Difesa il generale Abd al-Fattah al-Sisi, attuale presidente dello stato egiziano.

Al-Sisi dal giorno in cui è stato "eletto" l'8 Giugno del 2014 all'ottobre del 2016 si contano circa 34.000 arresti di oppositori politici, arrestati "in nome della stabilità e della lotta al terrorismo". Molti giornalisti egiziani, che si imbattono in argomenti che scaturiscono una discussione e dissenso con la classe dirigente, sono costretti a rifugiarsi nel vicino Libano per poter svolgere la loro professione giornalistica: motivo per cui l'Egitto viene posizionato al 7° posto nella classifica dei luoghi più pericolosi dove svolgere la professione giornalistica.

"IProtect, l'app che registra le sparizioni forzate"

Un' applicazione creata dall' ECRF "Egyptian Commission For Right and Freedom ", che permette a tutti gli utenti egiziani di segnalare immediatamente il proprio fermo da parte delle forze di sicurezza. Vengono inviate automaticamente all'ECRF i dati e il luogo di detenzione per attivare immediatamente l'assistenza legale. Questa app è stata creata soprattutto per fronteggiare le detenzioni arbitrarie e i processi di farsa, che nascono e sono scaturite da accuse contro le forze dell'ordine. Con quest'app è dunque possibile intervenire subito provando ad ottenere una scarcerazione su cauzione. Questo perchè l'Egitto è diventata una vera e propria prigione dove le sparizioni forzate sono il perno della politica repressiva del Regime.

Giulio Regeni è la punta dell'iceberg di un sistema che sta per sfiorare una follia. Un sistema che ha fatto luce sull'esistenza di altri luoghi di detenzioni informali o prigioni che non sono di competenza del Ministero degli Interni, come la sede dei servizi segreti, i cosiddetti "mukhabarat", o come ad esempio un centro di detenzione all'interno del carcere militare di Azouil vicini Ismailia, dove centinaia di Desaparecidos, oppositori di Sisi sono stati portati e torturati brutalmente.