Il 4 dicembre il popolo italianosarà chiamato alle urne per decidere, tramite voto diretto e senza necessità di raggiungimento del quorum, se modificare l'attuale sistema di approvazione delle leggi o se conservare inalterato il sistema che ha regolato l'iter legislativo dalla nascita della Repubblica ad oggi. Si tratta indubbiamente di una scelta di fondamentaleimportanza, che potrebbe segnare una svolta nella gestione delle decisioni politiche nel nostro potere.

La volontà dei padri costituenti di preservare ad ogni costo la massima condivisione politica possibilenell'emanazione delle leggi ha imposto un passaggio lungo e complesso di votazioni e di richiesta di fiducia attraverso le due Camere che nei decenni ha spesso impedito al partito di governo (qual esso fosse, di destra, sinistra o centro) di governare realmente, subordinando scelte e programmi alla necessaria istaurazione di alleanze e larghe intese, che spesso hanno indebolito o frenato le reali scelte di gestione.

Il referendum costituzionale, Renzi-Boschi, permetterebbe di superare, secondo i sostenitori del partito del sì,il farraginoso procedimento legato al bicameralismo paritario, contenendo contemporaneamente il costo del funzionamento delle istituzioni.Alla sola Camera (e non più anche al Senato) verrà chiesto, in caso di vittoria dei sì, di votare la fiducia al governo e di approvare le leggi non legate a temi specifici di competenza delle Regioni, il numero dei senatori verrà ridotto e sarà abolito il Cnel.Si produrrà un risparmio (i sostenitori del sìprevedono untaglio alle spese del 50%, mentre i sostenitori del no affermano che il taglio sarà del 20%) e il potere verrà accentrato nelle mani del partito al governo,che grazie all'Italicum avrà la maggioranzadei seggi alla Camera.

Il Senato manterrà solo una funzione di controllo formale ed avrà 40 giorni per proporre eventuali modifiche alle leggi approvate dalla Camera, su tale modifiche la Camera stessa deciderà successivamente e definitivamente ignorandole o accettandole ed inserendole nel definitivo testo di legge che verràinfine emanato.Proprio la velocità ela snellezza del nuovo itere il monopolio della Camera su di esso preoccupanoi partiti sostenitori del no, che temono l'accentramento del potere e una diminuzione del dibattito e della condivisione democratica nella delicata gestione della scelta delle leggi.

Su tale aspetto si basa infatti la questione:concedere o non concedere facoltà di decisione ampia al partito di governo? Concedere troppafiducia ai politici o anche soltanto ad uno solo di essi ancora oggi per molti italiani è un concetto difficile da accettare. Il fronte del no è in crescita emolticittadini sono ancora incerti, si stima infatti che gli indecisi raggiungano attualmente il 20% del totale dei votanti.Il 4 dicembre si avvicina e con esso la fine o la continuazione ditradizionali procedimenti politici che, volenti o nolenti, hanno segnato la storia del nostro paese.