Il referendum costituzionale di domani ci propone un quesito serissimo: siamo d'accordo sulle proposte di modifica di 47 articoli della nostra costituzione? Al di là del merito la prima insidia è contenuta in questa frase. Quando parliamo di proposte di modifica, dobbiamo sapere che tali proposte sono state fatte dal potere esecutivo, uno dei poteri fondamentali di una democrazia, ma si da il caso che la materia costituzionale sia di stretto appannaggio del parlamento e non dell'esecutivo. Un altro punto importante che abbiamo l'obbligo di considerare è che questo parlamento è stato dichiarato illegittimo dalla Corte Costituzionale, in ragione del fatto che il sistema elettorale che l’ha prodotto, il Porcellum, è incostituzionale (sentenza della Corte Costituzionale n.

1 del 2014). La Corte Costituzionale concluse che erano incostituzionali due importanti aspetti della legge: (1) il premio di maggioranza assegnato alla Camera e al Senato, e (2) le liste elettorali “bloccate”, senza possibilità di esprimere una preferenza. Sebbene, sempre stando alle parole della sentenza, questo non infici la legittimità delle leggi emanate dal parlamento, appare ovvio che imporre come hanno fatto Renzi e il suo governo le loro riforme a colpi di maggioranza in un'assemblea legislativa così depotenziata, sia stata una cosa a dir poco inopportuna. Oltretutto così facendo è stato calpestato il sacrosanto principio in base al quale le costituzioni si fanno di comune accordo con tutte le componenti rappresentative di una società, poiché le costituzioni sono di tutti e non di una singola parte politica.

Detto questo è facile capire che riforme siffatte, partorire in fretta e furia e secondo molti costituzionalisti scritte in modo pasticciato e contraddittorio, abbiano una valenza più politica che squisitamente costituzionale. Non è un caso poi che eminenti istituzioni come la BCE, la Commissione Europea e molta parte dell'establishment politico internazionale, Obama in primis abbiano caldeggiato una riforma che dando un potere illimitato all'esecutivo, permette l'attuazione rapida di leggi dettate da organismi sovranazionali e non sempre espressione dell'interesse comune.

Giova anche ricordare la ormai famosa esortazione di una delle più grandi banche al mondo, la JP Morgan che invitata i "paesi Mediterranei" a sbarazzarsi delle vecchie costituzioni antifasciste e troppo in odore di socialismo.

Per farla breve il referendum di domani non è importante solo perché ci propone automutilarci riducendo il nostro potere di scelta come cittadini, con l'eliminazione del Senato elettivo e dando un potere quasi assoluto ad un singolo partito e di conseguenza a un singolo leader, ma soprattutto perché ci propone implicitamente di porre fine alla nostra sovranità e di cederla definitivamente a organismi extranazionali, favorendo nel contempo le fortune politiche di una parte politica e del suo leader.

Siamo d'accordo su questo? Io NO