Ci sono film destinati a durare il tempo di passaggio nelle sale, due settimane o pochi giorni, un arco temporale che varia in base agli incassi che riescono a ottenere. Ci sono film, invece, che sono avvolti da un mistero, da una specie di membrana magica che li salva dalla decadenza e dall'oblio, opere che si sedimentano nella memoria collettiva come pietre miliari. Ultimo tango a Parigi di Bernardo Bertolucci è uno di questi.

Presentato in anteprima al Festival del Cinema di New York del 1972, il film ha scandalizzato il mondo intero per l'audacia di alcune scene erotiche, considerate persino oggi troppo spinte, ma soprattutto per l'incredibile capacità dell'autore di raccontare una storia in grado di scardinare e sovvertire l'ordine esistente delle cose, senza mai scadere nell'osceno.

Due perfetti sconosciuti, interpretati magistralmente da Maria Schneider e Marlon Brandon, si abbandonano agli impulsi dei propri corpi in un appartamento sfitto di Parigi. Due corpi, due anime che per amarsi non hanno bisogno nemmeno di attribuire alla propria identità un nome. Un film che ha scandalizzato e che continua a suscitare polemiche ancora oggi, a distanza di oltre quarant'anni dall'uscita.

Le polemiche sui social

Sui social netwok alcune star di Hollywood hanno attaccato pesantemente Bernardo Bertolucci per la famosa 'scena del burro'.

Jessica Chastain, Evan Rachael Woods e Chris Evans sui loro profili Twitter hanno accusato il regista di essersi approfittato dell'ingenuità di una giovanissima Maria Schneider, all'epoca delle riprese appena diciannovenne.

La polemica è nata dopo che alcuni magazine internazionali hanno riportato, in maniera infedele, le dichiarazioni di due interviste rilasciate da Bertolucci e la stessa Schneider.

L'attrice aveva dichiarato nel 2007 di essersi sentita umiliata e usata perché il regista e Brando non le avevano spiegato esattamente come sarebbe stata girata la scena. Il regista intervistato nel 2013, invece, si dispiaceva del fatto di non essere riuscito a chiederle scusa prima della morte, avvenuta nel 2011 a seguito di una grave malattia.

Due interviste che, connesse tra di loro, hanno creato una specie di cortocircuito che ha generato la polemica di questi giorni.

In realtà, per chi conosce bene la vita e le opere del regista sa che la scena dello stupro era prevista in sceneggiatura sin dalla prima stesura, e che Maria Schneider accettò subito. L'unico elemento aggiuntivo, invece, fu l'utilizzo del burro.

Dunque, la reazione della Schneider è stata quella di una donna che si è pentita di aver fatto determinate scelte artistiche, mentre, le scuse del regista sono quelle di un uomo che si dispiace di aver provocato involontariamente un malessere.

Come precisato in questi giorni anche da Vittorio Storaro, direttore della fotografia di Ultimo tango a Parigi, la Schneider sapeva che si trattava della scena di uno stupro.

Un capolavoro del cinema mondiale

Nonostante le polemiche, generate per l'ennesima volta dalla superficialità feroce con cui si è abituati a giudicare senza conoscere, rimane inossidabile la bellezza di uno dei capolavori del cinema mondiale: Ultimo tango a Parigi.

Un film in cui Eros e Thanatos danzano in un tango appassionato che li conduce verso un destino comune. Un orizzonte temporale che sconvolge due corpi destinati alla sopraffazione reciproca.

E se la scena del burro è passata come l'emblema dell'uomo che sottomette la donna alla sua volontà e al suo piacere e nel finale che il film acquista la sua vera potenza eversiva.

Un finale in cui l'ordine prestabilito viene sovvertito: l'uomo rincorre la ragazza disperatamente, vuole trattenerla con sé perché ha scoperto di amarla.

La insegue fino nell'appartamento dove si sono consumati i loro amplessi.

La ragazza, consapevole e fiera, con un gesto estremo si riappropria della sua libertà e della sua vita. Sullo stesso pavimento in cui l'aveva violentata, ora giace il corpo dell'uomo privo di vita .