Ogni volta che guardo l'immagine di Aylan Kurdi, il bambino morto sulla spiaggia, mi si spezza il cuore e mi viene un groppo alla gola pensando che al giorno d'oggi, nel terzo millennio, nell'era della robotica digitale, dove l'uomo si prepara alla conquista di altri pianeti e alla ricerca di altre forme di vita, ci sono ancora tantissime guerre sparse in tutto il mondo.

Il progresso in alcuni casi è regresso

Mi viene in mente la citazione del grande Einstein: "Non esistono grandi scoperte né reale progresso finché sulla terra esiste un bambino infelice".

Purtroppo Aylan Kurdy, il bambino della foto che giace sulla spiaggia senza vita, scappava dal suo paese in guerra in cerca della sperata "felicità". Aylan aveva tre anni e insieme ad altre 11 persone, tra cui anche il fratellino che ne aveva cinque, morirono nel settembre del 2015, nel tentativo di scappare dalla guerra che sta martoriando la Siria dalla primavera del 2011.

La citazione di Einstein oggi assume un valore ancora più importante di allora e dovrebbe portarci a riflettere sugli effettivi vantaggi del progresso. Infatti secondo il GPI (Global Peace Index 2016) sono soltanto 10 i Paesi al mondo che vivono in pace, mentre tutti gli altri, chi più chi meno, sono in guerra. Questo perché le guerre sono business per molti paesi, soprattutto occidentali, in quanto portano ad un giro di affari di circa 13,600 miliardi di dollari annui.

Oltre 65 milioni di morti

Fino ad oggi le vittime della guerra sono state oltre i 65 milioni e, nelle guerre moderne, il 90% sono civili, mentre durante la 1° e la 2° guerra mondiale erano il 14%. E quindi non capisco il motivo per cui dopo più di 70 anni si debba mettere in risalto sistematicamente soltanto la "shoah", quando ogni anno più di 200 mila bambini muoiono a causa di guerre e attacchi terroristici e oltre 20 milioni sono stati costretti ad abbandonare le case e sono diventati profughi insieme alle loro famiglie e talvolta anche da soli.

Inoltre 300 mila bambini, al di sotto dei 15 anni non solo non sono mai andati a scuola, ma vengono utilizzati come soldati e impiegati nelle guerre.

Occidente colpevole

Pertanto ritengo necessario che il mondo intero, soprattutto quello civile, il cosiddetto Occidente, s'interroghi sul perché di tutto questo scempio e su come sia possibile che al giorno d'oggi non si riesca ancora a trovare soluzioni di pace per questi paesi martoriati dalle guerre.

E non mi sembra giusto evidenziare ogni anno con manifestazioni e minuti di silenzio all'interno delle Istituzioni soltanto le vittime della shoah; i morti sono tutti uguali e occorre ricordare adeguatamente anche chi ha perso la vita nelle guerre moderne, dal dopoguerra ad oggi, perché al mondo non esistono morti di serie B.