Nacque nel 2005 ideata da Jeff David per la Cbs e sempre su questo canale è andata in onda, parliamo di Criminal Minds le gesta dell'unita di profilers della Fbi che da Quantico vengono spediti in tutti gli Usa per affiancare la polizia locale in casi che vedono come protagonisti soprattutto, ma on solo, serial-killers e che per questo abbisognano di un manico anche psicologico più ampio. 250 puntate in queste dodici stagioni ed una fortuna anche in Italia: l'ultima serie è ritornata il venerdì su Fox Crime dopo un breve interregno mediatico dell'undicesima stagione su Rai 2 in chiaro in un orario topico prima della Domenica sportiva.

Ieri mentre vedevamo l'attavo episodio della nuova stagione "Lo spaventapasseri" ci siamo chiesti come Garcia e compagni - ma la serie si rinnova come attori molto spesso - riuscissero ancora a catalizzare così tanti consensi e soprattutto ascolti figli della riproposizione puntuale della serie.

Ci sono infatti moltissime unita speciali che da Criminal minds sono derivate ma sempre con quel sentore del già visto, già percepito. La prima serie nacque con il contributo di un vero agente Fbi che trasfuse nella fiction la sua esperienza reale, in seguito al di là dei molti attori che sono diventati veri e propri testimonial del proprio prodotto - Thomas Gibson, Aaron Hotchner - quello che è risultato vincente a nostro avviso è stato soprattutto il rapporto tra scavo psicologico e ritmo unito all'ausilio della moderne tecnologie al servizio delle varie discipline di saperi utilizzate.

Mentre in drama come Rectify e The Night of è nell'animo umano collettivo che si scava per giungere all'identificazione degli autori di un misfatto, in crimes come Criminal minds l'elemento vincente è la personalizzazione del bag che affligge il sociopatico di turno visto come prodotto unico ed irripetibile perché figlio border line del suo disagio. L'elemento della velocità frenetica delle indagini è l'altra faccia del rapporto sociopatico che la società pone in essere per arginarla.