Erano in diecimila i tifosi al seguito del Napoli, al Santiago Bernabeu di Madrid. Sono partiti con mille desideri e certezze, con tanti sogni e speranze. E' diritto e dovere di ogni tifoso, quello di poter sognare. Sono invece gli addetti ai lavori e i protagonisti, a dover avere ben chiara la visione reale delle cose. A quanto pare, non è proprio così.

Se sul campo la squadra di Sarri non ha assolutamente sfigurato, tant'è che il risultato di 3-1 lascia aperti spiragli di qualificazione (a differenza ad esempio di compagini ben più blasonate a livello europeo quali Barcellona e Arsenal), è fuori dal rettangolo di gioco che la Società, Presidente in primis, non ha fatto una bella figura.

In passato, il presidente De Laurentiis si era lamentato di media ed opinionisti accusandoli di essere fattori destabilizzanti per l'ambiente partenopeo; ieri sera, il suo sfogo post gara, è stato un autogol clamoroso, in tal senso. E' comprensibile la delusione per il risultato negativo, ma certe parole, per il bene di squadra e allenatore, avrebbe fatto meglio ad esternarle nello spogliatoio. Ha ragione Sarri nell'essere contrariato, anche se, pure lui, al pari del suo Presidente, ha peccato di arroganza. Pensavano davvero di poter giocare alla pari col Real Madrid? E' vero che nel calcio tutto può succedere, ma pensare di andare a comandare al Santiago Bernabeu, era davvero un pensiero folle e ingiustificato.

Non è che perché fai sette gol al Bologna (ripeto, al Bologna), assurgi immediatamente al ruolo di campione europeo. Non funziona così. Ascoltando le dichiarazioni di Sarri nel post gara, però, si è avuta l'impressione che anche lui abbia sognato troppo. Il rischio è che il sogno si trasformi in incubo. Sia chiaro: il Napoli, la possibilità di passare il turno, ce l'ha ancora e il problema non sta nemmeno nel fare due o tre gol al Real.

Semmai, il problema, sta nel non subirne, perchè, contro queste squadre, devi fare la partita perfetta sotto ogni punto di vista. E, difensivamente parlando, la squadra partenopea non è all'altezza delle migliori squadre europee.

Forse le troppe lodi, gli incensi, i ricami dei media (squadra che da del “tu” al Barcellona, “Andiamo a comandare a Madrid, etc, etc) hanno distolto un po' tutto l'ambiente dalla realtà dei fatti e da quella che è, al momento, la sua dimensione.

Sulla carta, la differenza tra le due squadre è abissale, ma non perchè si parli di Real e Napoli. Poche squadre, ad oggi, possono reggere il paragone con la formazione di Zidane. Il gioco, il bel gioco, è un'arma importante ma, a certi livelli, non è sufficiente. Ci vogliono i giocatori in grado di fare la differenza: il Real ne ha a bizzeffe, il Napoli qualcuno. Tutto qui.

Tirarsi la zappa sui piedi da soli, però, è ai limiti dell'autolesionismo puro, così come il discorso motivazionale di Maradona negli spogliatoi, che, oltre a sminuire il ruolo dell'allenatore, non ha portato proprio così bene.