"Signor Zuckerberg" così apre la lettera che la Presidente della Camera dei Deputati, Laura Boldrini, ha rivolto al fondatore e CEO di Facebook. Il social network di Menlo Park è ancora al centro delle polemiche per la questione fake news, le bufale, e per la difficoltà nel far rimuovere contenuti inappropriati dal supporto del social.

La lettera della Presidente Boldrini a Mark Zuckerberg tocca molti temi "caldi" che non influenzano solo la piattaforma del social network di Menlo Park, ma che su di esso trovano maggiore eco e diffusione. Violazione della privacy, incitamento all'odio, notizie false sono solo alcuni di questi temi.

Lettera aperta a Zuckerberg, perché

Secondo Zuckerberg, ricorda la Boldrini, su "Facebook non c'è posto per l'odio" eppure la difficoltà nel far rimuovere una pagina o un gruppo che incita all'odio e alla violenza non è cosa semplice. E, purtroppo, non sempre avviene.

L’apologia del fascismo è un reato eppure l’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia ha trovato su Facebook 300 pagine che esaltano il fascismo, riporta ancora la Presidente. Poi ha ricordato il caso, che ha fatto molto scalpore, di Tiziana Cantone e uno degli ultimi, in ordine cronologico, venuto alla ribalta proprio per l'intervento diretto della Boldrini e che riguarda Arianna Drago e i "gruppi chiusi".

I personaggi pubblici, ma non solo, sono particolarmente attaccati, i politici come l'onorevole Boldrini sono bersagli facili.

Tra loro diversi cercano di denunciare questo fenomeno, fra tutti Selvaggia Lucarelli che in queste ore continua a postare sulla propria pagina Facebook (seguita da più di un milione di persone) prove dell'esistenza di gruppi che la vedono protagonista suo malgrado e che dovrebbero essere chiusi ma non lo sono nonostante le innumerevoli segnalazioni.

Assunzione di responsabilità

Facebook è impegnata in ogni modo perché l'esperienza delle persone sia la migliore possibile, almeno nelle parole del CEO. Alle parole, però, non seguono i fatti. Certamente le false informazioni possono arrecare dei danni (basta pensare alle ultime elezioni USA), incitare all'odio e alla violenza non è proprio di un Paese civile, ma il fenomeno non è limitato al social network di Zuckerberg e non è lui a doverlo risolvere.

Non vi è dubbio alcuno che l'Italia non è tenuta molto in considerazione a Menlo Park e che il social in blu ha diverse falle, ma la politica in primis dovrebbe assumersi la responsabilità di affrontare i limiti culturali degli italiani e non una multinazionale privata. Internet e i social network non sono qualcosa di esterno ed estraneo a noi, fanno parte della nostra vita. È realtà digitale, ma sempre di realtà si tratta.