Tutti abbiamo visto, in questi lunghissimi sei anni di guerra, il fotoracconto della guerra in Siria. Da due semplici occhi pieni di dolore, alle foto più o meno recenti dei luoghi colpiti, ai palazzi distrutti. Tutti abbiamo conosciuto, anche se a distanza, la brutalità di una guerra che non guarda in faccia nessuno. Abbiamo anche parlato di colpevoli: le opinioni sono divise tra chi sostiene abbia ragione il presidente Bashar Al Assad (sostenuto dalla Russia) e chi invece si schiera a favore dei ribelli (e dunque degli USA che li sostengono).

Ma che la colpa sia a destra, a sinistra o al centro, la guerra continua e gli schieramenti passano in secondo piano. Per la notizia d'amore che arriva dalla Siria, bisogna festeggiare indipendentemente da tutto.

Siria, tre ospedali verranno ricostruiti

Quasi dall'inizio della guerra siriana, gli ospedali sono stati colpiti dai bombardamenti. E mentre erano tutti indaffarati a dare la colpa a qualcuno, al regime di Assad sostenuto dalla Russia o ai ribelli sostenuti dall'America (anche se ora, con la nuova politica di Trump, le cose potrebbero cambiare) c'era chi già si metteva all'opera per la ricostruzione. Dopo il terremoto del Centro Italia, abbiamo imparato a comprendere quanto può essere complicato risorgere dal nulla dopo una catastrofe.

Immaginate il terremoto di una notte amplificato per un milione, tutti i giorni e tutte le notti, e non si sa mai chi potrà essere colpito: in Siria è una realtà quotidiana. L'impossibilità di avere accesso alle cure (disgrazia che colpisce 11,5 milioni di persone, quasi la metà delle quali bambini o giovanissimi) fa più danni delle bombe.

Per questo, Avsi, Policlinico Gemelli e Cor Unum, con la stretta collaborazione del Cardinal Zenari, si occuperanno di ricostruire tre ospedali per accogliere i malati e assisterli.

La solidarietà anche sul web

La gente è stanca di sentir parlare di Siria, si dice. Ed il web aumenta l'indifferenza, si dice. Non è stato così per Comitato Nour, un piccolo ma grande comitato che, con una pagina Facebook e un grazioso sito web, è riuscito a capovolgere le sorti di molti siriani.

Perché andare così lontano per aiutare? Perché la sofferenza innocente dei neonati, dei bambini, è uguale dappertutto. Un successo per tutti, un bimbo portato in Italia e salvato dalla morte, lì in Siria nessuno l'avrebbe curato. E poi il bambino a cui il Comitato deve il nome, che la fondatrice vide, mutilato, con lo sguardo pesante pieno di dolore, e decise che avrebbe raggiunto e aiutato. Altre persone si unirono a lei e da lì nacque Comitato Nour. Il motto? "Ama e cambia il mondo". Il web ha tanti difetti ma spesso il bene trionfa sul male, anche se è difficile da credere. E viene quindi lanciata una nuova raccolta fondi con magliette e maglioni di cui si può selezionare il colore per sostenere i bambini i cui genitori non possono pagare le trasfusioni dopo i bombardamenti, i bambini malati, quelli gravemente colpiti dalla guerra, e quelli che, nell'ignorato è devastato Yemen sotto assedio, non riescono più neppure a non morire di fame. Perché in moltissime aree del Medio Oriente, si vive per non morire e non per essere felici.