La recente mossa tattica del Movimento 5 Stelle, il tentativo cioè di cercare in europa un'alleanza per formare un gruppo più nutrito e di maggior impatto politico, non era, in sé, peregrina. In effetti, la costituzione di un polo segnatamente anti-sistema o anti-establishment, in grado di rilanciare un'agenda Politica europea radicalmente alternativa al neoliberismo, è proprio ciò di cui oggi, a livello transnazionale/continentale, avremmo assoluto bisogno.

È sufficiente soffermarsi sulle “maggiori criticità” rispetto alle quali questa Europa, (mal)unita monetariamente quanto politicamente (iper)divisa, ha accumulato gravi inadempienze e cronici ritardi: 1) elevati livelli di disoccupazione e di rischio povertà; 2) flussi di immigrazione epocali; 3) cicliche tempeste sui sistemi bancari; 4) guerre asimmetriche e conflitti 'alle porte'; 5) last but not least, la cruciale questione dei cambiamenti climatici, che ha gravissime ripercussioni sugli equilibri ambientali, sulla salute degli umani, sulle "economie reali".

Dinanzi poi ad ulteriori perturbanti eventi quali la Brexit, l'avvento della "ultrareazionaria" amministrazione Trump negli USA e le prossime scadenze elettorali sul nostro continente, tali cronici ritardi rischiano di rivelarsi addirittura fatali. Del resto, era inevitabile che questa Europa, cominciata male, finisse peggio. Lo ha scritto lucidamente di recente Paolo Flores d'Arcais, di cui condividiamo parola per parola: "Con la Brexit è iniziata la morte dell'Europa, un'Europa che in realtà non è mai nata. Perché chi continua a riempirsi la bocca con 'più Europa' citando a sproposito Colorni, Rossi e Spinelli dovrebbe sapere che il tradimento del Manifesto di Ventotene è iniziato già negli anni Settanta, con la svolta liberista in cui ancora oggi siamo immersi.

Quel testo delineava infatti esplicitamente un'Europa 'socialista', il cui faro fosse l'eguaglianza. Niente di più lontano dall'Europa della finanza e dell'establishment di oggi".

Movimento 5 Stelle in Europa

Ebbene, va sottolineato che "stampelle o pilastri politici" dell'establishment che ha edificato e continua a difendere questa Europa "diseguale in ogni senso", sono stati e sono i maggiori partiti tradizionali, tanto di centrodestra quanto di centro(finta)sinistra.

Ecco perché sono le benvenute nuove forze politiche anti-establishment, certo non razziste né xenofobe o scioviniste (ciò che taglia fuori sia la Le Pen, sia Salvini/Meloni, sia Trump, che sono in realtà solo l'altra faccia dell'establisment), come Podemos in Spagna e il Movimento 5 Stelle qui da noi. E se sarebbe auspicabile che tali movimenti dessero finalmente la scalata ai rispettivi governi nazionali, ancor più auspicabile sarebbe una saldatura, a livello europeo, fra di essi e con altre forze anti-sistema (ad esempio Syriza e Diem25 di Varoufakis).

C'è infatti, lo diciamo senza infingimenti, da rimettere urgentemente e radicalmente in discussione trattati e regolamenti non solo pesantemente viziati alla fonte, bensì ormai decisamente obsoleti, gli stessi che hanno piombato l'Europa in un vero e proprio incubo economicista. Si sarà capito che questo vuole essere un esplicito invito al Movimento 5 Stelle ad uscire da una sua certa ambiguità politica e dai conseguenti tatticismi, specie a livello europeo, ove ciò è dimostrato appunto dalla recente mossa con cui esso ha improvvidamente cercato di unirsi all'Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l'Europa (ALDE) rimanendone peraltro (e per fortuna) frustrato. I "signori" di ALDE infatti, sono come noto iper-liberisti, e, in quanto tali, sono una salda colonna politica (per quanto di ridotte dimensioni) dell'establishment; e, come sappiamo bene da Adorno, che qui parafrasiamo, il sistema resta perfettamente intoccato «dalla disinvoltura liberale di quelli che ad esso devono il loro privilegio» (cfr. Theodor W. Adorno, Dialettica negativa, trad. it., Einaudi «Reprints», Torino 1975, p. 8).