C'era da aspettarselo, d'altronde. Non ci si poteva immaginare nulla di più diverso da ciò che è successo a Napoli. Del resto, Matteo Salvini, era assolutamente consapevole di recarsi nella fossa dei leoni; leoni affamati, quelli napoletani. Magari non sempre affamati di verità e giustizia, ma pur sempre dei leoni affamati. E così, sù il sipario, va in scena l'ennesimo atto della tragicommedia: "Salvini Vs Partenopei". Per chi se lo stesse chiedendo, questo non rappresenta affatto un paradosso ricercato, ma rappresenta assolutamente la nuda e cruda triste realtà di ciò che è avvenuto.

Così, come a voler seguire un copione teatrale già visto, hanno preso parte nella scacchiera, da un lato il popolo napoletano, il quale, sebbene con eterogeneità, ha rispettato il suo ruolo di antagonista "a fortiori" di tutto ciò che rappresenti il Nord Italia; e dall'altro lato Matteo Salvini, che nel rispetto del trend intellettualoide del momento, lo abbiamo visto recarsi nell'ennesimo luogo in cui seminare e raccogliere un'altra provocazione. E' uno scontro fra Titani. Ognuna delle due parti, armata solo della propria ragionevole idiozia, e tentando di dimostrare il divario con l'altra, non ha invece fatto altro che dimostrare quanto invece sia con la stessa, compagna di sventura.

Attori e dialogo

Sembra strano parlare di dialogo, fra due antagonisti così distanti non solo mentalmente, ma anche geograficamente. Eppure, quando un giorno fa abbiamo assistito allo scontro ravvicinato Salvini- Napoli, ciò a cui si è potuto prestare particolarmente attenzione è stata proprio la vicinanza intelletuale, tradotta nella pochezza e aridità di argomentazioni portate dall'uno nei confronti dell'altro.

Analizzando infatti la situazione del leader della Lega Nord, vi è sì da addurre a suo favore, la libertà democratica di poter eseguire azioni e discorsi politici in qualunque parte d'Italia. Ma, altrettanto doveroso, è ricordare l'atavica avversione che Salvini ha da sempre dimostrato (per lo meno fino a che non è diventato esponente nazionale del suo partito) verso il Sud Italia ed i suoi abitanti.

Ed è quindi normale, se non prevedibile, aspettarsi una simile reazione di repellenza da parte della grande maggior parte dei partenopei. D'altro lato, però, i napoletani non hanno affatto dimostrato alcuna legittimazione democratica del loro dissenso, osservandoli in molti casi, agire con violenza gratuita ed immotivata verso numerosi edifici pubblici e privati, e nei confronti delle unità di pubblica sicurezza presenti in loco, che nulla avevano a che vedere con Matteo Salvini.

Epilogo

E così abbiamo assistito all'involuzione della ragione umana. Abbiamo osservato la tipica tragicommedia all'Italiana. Un politico incoerente, che per una manciata di voti e qualche pugno di dollari in più, è stato disposto ad un'inversione ideologica, sfociata nella provocazione; e ad un popolo, quello napoletano, che da sempre invoca rispetto, in memoria di un passato glorioso, ma verso il quale non riesce a reggerne e sostenerne il confronto, reso vano da una inutile violenza, ed una perdita di credibilità di una coscienza popolare, che a Napoli, riesce a trovarsi ormai solo dentro ad uno stadio. Si cala il sipario.