Il mercato del lavoro in italia è profondamente mutato negli ultimi anni; a differenza di prima, infatti, il rapporto di lavoro a tempo determinato in genere sta divenendo sempre più il perno attorno al quale ruota il mercato del lavoro; basti osservare, a tal proposito, tutte le tipologie di lavoro che si sono andate ad accostare man mano al contratto a termine.

La domanda che sorge spontanea tuttavia è: come mai si è andati verso questa direzione?

Il dilagare del lavoro precario e l'introduzione in Italia del lavoro flessibile

Il mutamento della società nell'ultimo decennio, sempre più globalizzata ed in movimento, e l'evoluzione della tecnologia, che ha contribuito sicuramente a ridurre i tempi di lavoro, hanno inciso fortemente sulla visione del lavoro.

In Italia, tuttavia, si è verificato qualcosa su cui, a parere di chi scrive, è interessante soffermarsi.

Negli ultimi anni, infatti, il nostro Paese ha cercato di importare dagli Stati esteri, in particolare da forti realtà Europee (Germania su tutte) il modello del lavoro flessibile.

Seguendo tale linea, i Governi che si sono susseguiti hanno sviluppato una legislazione mirata proprio a raggiungere, talvolta anche solo indirettamente, tale obbiettivo; a tal proposito, il proliferare negli ultimi anni dei rapporti di tirocinio (che in buona parte dei casi non si concretizzano in un rapporto di lavoro stabile), di co.co.co. e co.co.pro. (il cui numero si è estremamente ridotto a seguito delle modifiche legislative intervenute l'anno scorso) e dei voucher (strumento di remunerazione dei lavoratori che sarà, salvo interventi nei prossimi mesi da parte del Governo, oggetto di referendum il 28 maggio di quest'anno) rappresentano un dato incontrovertibile.

Gli effetti di tale politica, tuttavia, sono di fronte agli occhi di tutti.

Effetti della flessibilità: aumento dei rapporti a tempo determinato e del tasso di disoccupazione

In uno Stato all'interno del quale l'offerta di lavoro non è molto elevata, la creazione di un mercato del lavoro flessibile ha portato ad un'instabilità da cui stanno traendo vantaggio solo i grandi datori di lavoro che, approfittando della vasta disponibilità di aspiranti lavoratori, abusano dei mezzi messi a disposizione dalla legge per ottenere manodopera a basso costo e senza i vincoli previsti nel caso del lavoro a tempo indeterminato,

Quello che doveva essere una via per dare possibilità a tutti di non rimanere nella stessa realtà lavorativa, in modo da allargare le proprie esperienze e competenze (questo almeno è uno degli scopi principali perseguito attraverso tale tipologia di mercato del lavoro) è divenuto un grave problema a cui, a parere di chi scrive, non si può rispondere solo promuovendo incentivi alla stabilizzazione.

Senza un adeguato cambiamento di rotta, incentrato sulla diminuzione del costo del lavoro in generale e su misure volte a stimolare l'attività imprenditoriale, creando dunque nuovi posti di lavoro, si rischia di assistere ad un peggioramento di una situazione già critica da cui, probabilmente, risulterà ancora più difficile uscire.