I recenti attentati di Londra e Stoccolma confermano come il terrorismo sia cambiato nel tempo e quanto sia proteiforme. Tale cambiamento è accompagnato da un’evidente regressione nella logistica e nella pianificazione che lascia spazio all’ estemporaneità e a un sostanziale aumento dell’imprevedibilità dell’atto stesso.

Il nuovo terrorismo

Contrastare i cosiddetti lupi solitari diventa pura utopia. Infatti siamo difronte all’atto di un singolo che decide autonomamente, nella maggior parte dei casi, come e quando agire e anche se eterodiretto, appare comunque guidato da istanze psicologiche di riscatto e vendetta figlie della ghettizzazione sociale che vive quotidianamente.

Una frustrazione esistenziale che pone alla base della sua adesione alla causa jihadista. Anche Il modus operandi cambia: non più kamikaze ma individui che poi tentano di fuggire per poi, forse, pianificare altri attentati, a differenza da ciò che succede in altre regioni dove la pratica suicida permane come testimonia la strage di Cristiani Copti in Egitto o l'attentato di San Pietroburgo.

La responsabilità delle istituzioni

Lo stesso ministro dell’interno Minniti ha detto che ci troviamo davanti a una minaccia terroristica a prevedibilità zero proprio perché frutto di iniziative soggettive e non monitorabili. Un’affermazione che sicuramente intacca la percezione della sicurezza di una comunità, ma che secondo il sottoscritto rappresenta forse il primo atto di coscienza e di responsabilità proveniente dalle istituzioni, privo di retorica o demagogia del caso.

Partire dalla consapevolezza che i sedicenti progressi fatti nella guerra contro l’Isis in terra orientale, nonché l’escalation di violenza che vive abitualmente quella regione, pensiamo allo strazio e all’ indignazione per le recenti vittime siriane dell’attacco con il gas nervino, e il pericolo terroristico che incombe sull’Europa costituiscono due problemi indipendenti nella loro soluzione, anche se logicamente legati, è già un inizio.

Tiziano Terzani affermava che il problema del terrorismo non si risolverà uccidendo i terroristi, ma eliminando le ragioni che li rendono tali. Tale riflessione deve rappresentare quell'inizio e indicare, in un'ottica di collaborazione internazionale concreta, la finalità, la strada da percorrere in futuro per debellare un pericolo ormai diventato parte integrante della nostra quotidianità.