Sicuramente è lei, Teresa Ciabatti, con 'La più amata', l'autrice più chiacchierata dell'edizione 2017 del Premio Strega.

Data per alcuni come la favorita, criticata sulle pagine de Il fatto quotidiano, la Ciabatti è senza dubbio una delle scrittrici italiane più talentuose dal punto di vista formale.

La sua scrittura, cristallina ed emotivamente immersiva, riesce a instaurare con il lettore un rapporto privilegiato di complicità.

Tutto ciò che è 'verbo', semplici parole impresse sulla pagina, diventa visione immediata e nitida nello sguardo e nella mente di chi sta leggendo.

Detto questo, il Romanzo in questione presenta un punto di debolezza importante.

... perché è un romanzo incompiuto?

Dopo aver terminato di leggere 'La più amata', sono stato assalito quasi subito da un profondo senso di incompiutezza.

Il romanzo, definito dall'editore come autofiction, quindi una sorta di autobiografia romanzata, è un viaggio alla ricerca della vera identità paterna.

Un viaggio in cui l'autrice, Teresa Ciabatti, mette a nudo a nudo i contrasti, gli slanci, le debolezze e i segreti di un uomo, Lorenzo Ciabatti (il venerato Professore di Orbetello), e di un intero nucleo familiare in cui, forse, non si è mai sentita accettata fino in fondo.

Il tessuto narrativo, dunque, assume le sembianze di un'indagine nel passato in cui l'esito finale, per un osservatore esterno, è ancora una volta il dubbio, il mero sospetto.

Le prove e le testimonianze non sono più sufficienti per approdare a una verità definitiva.

Allora perché raccontare questa storia? Perché mettere tutto in discussione? Perché mettere tutto in piazza?

'Troppa carne al fuoco'

Ne 'La più amata' sono presenti troppi personaggi altisonanti, troppe connessioni relegate nell'ambiguità, troppi frame sfuocati, troppe supposizioni a effetto (come quelle sulla presunta omosessualità del padre) che alimentano il senso di incompiutezza che pervade il romanzo dall'inizio fino alla fine.

Per essere più chiaro e conciso, Teresa Ciabatti, usando una metafora molto elementare, mette 'troppa carne al fuoco'.

Quando si scava in profondità nella vita delle persone (quindi, anche nella propria) o si ha l'onestà intellettuale di andare fino in fondo, o tutto ciò che viene raccontato, anche agli occhi del più ingenuo lettore, potrebbe lasciare ampio margine al sospetto e alla diffidenza. Banalmente si potrebbe pensare che si crea l'effetto, per ottenere il risultato.