Le Elezioni francesi non si sono ancora concluse ufficialmente, che già gran parte dei commentatori politici si sono spesi, chi per una vittoria al ballottaggio per Macron, chi per la Le Pen. I risultati del primo turno danno in leggero vantaggio Macron, che vince in gran parte del Nord est della Francia, e nelle grandi metropoli, in primo luogo Parigi. La Le Pen, come era prevedibile, invece, vince nelle zone più arretrate del Nord Ovest, dove la crisi economica è più profonda e dove i suoi proclami populisti e anti europeisti parlano alla pancia della Francia.

Ribadiamo che le elezioni, in Francia, non sono terminate, e se anche questa volta, a differenza degli altri due casi di quest'anno, la Brexit e l'elezione di Trump alla presidenza degli Stati Uniti, le società specializzate in sondaggi di opinione hanno centrato il pronostico, tutto potrebbe cambiare di colpo il 7 maggio. La distanza fra i due finalisti è infatti minima, tra i 2 e i 3 punti percentuali a seconda dell'Istituto dei sondaggi preso in considerazione. Inoltre, secondo alcuni opinionisti Macron avrebbe già raggiunto il massimo dei voti ottenibili, mentre la Le Pen avrebbe un ulteriore margine di crescita.

Ma il dato di questo primo turno è che Macron è dato per favorito.

Qual è la lezione per il sistema tripolare italiano?

In Italia abbiamo una situazione per certi versi simile alla Francia, per altri profondamente differente. La Francia si trova a gestire una vera e propria rivoluzione copernicana nel suo sistema istituzionale e politico, rivoluzione che in Italia abbiamo già vissuto a partire dagli anni di Tangentopoli e dalla quale ancora non siamo usciti del tutto.

I partiti tradizionali, socialisti e gollisti, sono, per la prima volta nella storia della V Repubblica francese, fuori dalle elezioni presidenziali e difficilmente potranno riprendersi alle elezioni legislative di giugno 2017.

Il "nuovo che avanza" è costituito, in Francia, da un ex banchiere dei Rothschild, che è stato anche ministro in un governo socialista.

Quindi la novità non è poi così nuova, tanto che molti commentatori lo hanno paragonato a Renzi. Certamente però il sistema istituzionale italiano può sicuramente trarre una lezione di innovazione. Il tempo delle strutture gerarchiche ed ingessate, alla Peppone e Don Camillo, è finito. Tanto è vero che il successo dei M5S, fino a ieri, si basava anche su questo. Una struttura snella e vicina alle esigenze della gente. Sembra però che anche loro stiano cambiando pelle. Occorrerà vedere se sarà una scelta vincente.

Certamente chi prima imparerà la lezione, se la destra, o Renzi e la sinistra o il Movimento 5 Stelle avrà un plus ulteriore per le prossime elezioni.