Ciò che è accaduto in Siria, martedì, è esecrabile e condannabile al massimo grado. La reazione degli Stati Uniti ordinata e attuata dall'amministrazione Trump divide il mondo intero tra chi, per rapporti storici di alleanza come il Regno Unito, o per lo sforzo profuso e gli attacchi terroristici interni subiti, come la Francia, non può non essere d'accordo con l'attacco; e chi, invece, per ragioni totalmente opposte, come la Russia, condanna l'attacco americano come "una violazione di uno Stato sovrano" e afferma, assurdamente, che questo potrebbe minare l'alleanza contro i terroristi dell'Isis.

Certamente, Trump, come ha fatto notare Lucio Caracciolo, intervistato da Repubblica, ha avuto il coraggio di fare quello che Obama non aveva voluto o potuto fare. Ricordiamo, infatti, che già con Obama c'era stato un precedente attacco chimico al quale non era seguita alcuna reazione. Trump, ha così cercato di rafforzare la sua immagine di uomo di Stato a livello internazionale, probabilmente distraendo l'opinione pubblica interna ed estera dai suoi problemi interni, e come suggeriva anche Caracciolo, lanciando un significativo segnale alla Corea del Nord, ormai definitivamente entrata nel novero delle potenze nucleari.

La reazione americana è davvero eccessiva e chiude la porta ad ogni dialogo con la Russia?

A parere di chi scrive, la violenza chiama sempre altra violenza, e certamente, purtroppo, i terroristi avranno un altro pretesto per continuare ed intensificare i loro attacchi all'Occidente. Ecco perché molti osservatori si sono subito affrettati a porre l'accento sul fatto che l'attacco americano viola il diritto internazionale ( ma anche gli attacchi chimici lo violano), e il Congresso americano si è affrettato a mettere in guardia il presidente Trump dal non ordinare altre rappresaglie senza consultarsi anticipatamente con il Congresso stesso.

D'altra parte, altri commentatori fanno notare che, con questa azione, Trump, oltre a legittimare la sua leadership a livello internazionale, ha tolto le castagne dal fuoco all'Onu. Infatti, l'Onu, voleva, con i suoi tempi e modi, legittimare un attacco al regime siriano. D'altra parte, la Russia, per ragioni geopolitiche di supremazia nell'area, avrebbe sicuramente posto il veto, come ha fatto sempre negli ultimi anni.

E lo dimostrerebbero, indirettamente, le dichiarazioni di funzionari del Pentagono secondo cui la Russia era stata preavvertita dell'attacco alla base. Infatti, vi lavoravano anche dei russi. Quindi, molto probabilmente, stiamo assistendo al solito gioco delle parti fra potenze rivali. Il brutto è che da questo attacco i siriani non ne trarranno alcun beneficio ulteriore e l'Europa, purtroppo, si troverà, probabilmente, ancora di più sotto attacco.