Oggi 23 ricorrono i 25 anni dalla strage di Capaci, dove perse la vita il magistrato Giovanni Falcone, figura fondamentale nella lotta alla mafia. Uno dei giorni indimenticabili nella vita del magistrato si può considerare il gennaio del 1988: dopo che Antonino Caponnetto aveva deciso di lasciare l'incarico, Falcone decise di candidarsi a Consigliere Istruttore della Procura di Palermo, ma gli venne ingiustamente preferito Antonino Meli. La scusante di questa scelta venne ritrovata nell'anzianità, ma Falcone continuò a svolgere il suo lavoro senza arrendersi e a portare avanti le proprie indagini.

Ma le delusioni non finirono, in quanto nel luglio dello stesso anno 1988, gli venne preferito Domenico Sica all'Alto Commissariato per la lotta alla Mafia. Questi episodi ci fanno capire che Falcone non era solo inviso agli occhi di Cosa Nostra, ma degli stessi componenti della Magistratura, che al momento di votare non ebbero dubbi a preferirgli Antonino Meli.

Le ingiustizie subìte da Falcone

Ma nonostante tutte queste ingiustizie, Falcone continuò il suo lavoro: manifestò il suo dissenso nei confronti di Meli, che gli aveva affidato compiti offensivi e nel 1989 realizzò un'importante operazione antidroga in collaborazione con il procuratore distrettuale di New York, Rudolph Giuliani. Ma non dobbiamo dimenticare che Falcone ha cambiato la storia, grazie all'introduzione del maxiprocesso del 1986: molto determinante fu il suo impegno con i pentiti, tra cui si ricorda Tommaso Buscetta.

Fu rilevante il numero di arresti in quel periodo, legato allo straordinario lavoro di Giovanni Falcone e alle rivelazioni di Buscetta: quest'ultimo, in un'intervista al giornalista Enzo Biagi, manifestò la grande stima nei confronti del magistrato.

Un messaggio che non deve essere dimenticato

Dunque, si può dire che, a 25 anni dalla morte, siamo a parlare di un giorno indimenticabile: un messaggio principale deve andare ai giovani, che rappresentano il nostro futuro e possono essere gli unici artefici del cambiamento.

D'altronde gli uomini possono anche passare, ma le idee restano, come ha affermato lo stesso presidente della Repubblica Mattarella. Oggi nella città di Palermo, ci sono molte manifestazioni, per ricordare una personalità unica per il suo modo di essere: ha parlato anche la sorella del magistrato, che da anni si impegna nella lotta alla mafia.

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