Negli ultimi mesi in tanti, fuori e dentro il PD, lo davano per politicamente morto o, quantomeno, in un declino inarrestabile, facendo divenire Renzi una specie di fantasma. Le cose sono andate invece ben diversamente...

Non una rivincita ma una storia nuova

Matteo Renzi ha superato brillantemente, diciamo quasi trionfalmente, le aspettative legate alle primarie del Partito Democratico. Del resto ha raggiunto e superato il 70 %, superando alla grande l'esame, lasciando percentuali alquanto limitate ai due concorrenti, Orlando e Emiliano.

Viene da chiedersi, francamente, se era proprio necessario frantumare il partito, con non poche uscite verso sinistra, e con una frammentazione interna che, inutile dirlo, ha indebolito il PD, e questo non di certo per colpa di Renzi.

Ma il passato è passato e ora ci attende il futuro.

Intelligentemente Matteo Renzi ha precisato che non siamo davanti a una rivincita, ma semplicemente all'inizio di una storia nuova, aperta al futuro e a prospettive indubbiamente interessanti.

Il successo ottenuto lo stesso ex-premier lo attribuisce giustamente anche ai volontari, che in modo encomiabile e davvero straordinario hanno dedicato questo periodo alla politica, intesa come servizio e partecipazione, dimostrando, a prescindere da valutazioni di destra, sinistra, centro, che la politica, con la P maiuscola come dice Papa Francesco, ha ancora un senso.

Proprio in questi giorni il Santo Padre ha invitato i laici cattolici a entrare in politica, ma ha aggiunto, in modo inequivocabile, solo se intesa come servizio pubblico e come impegno serio e rigoroso.

Tornando direttamente al Partito Democratico, va ricordato che ora lo attendono impegni importanti, anche se le tante malelingue, interne e esterne, tendono solo ad evidenziare le diatribe tra le varie componenti del partito. Chi ha seguito i dibattiti post-risultati di ieri sera ha sentito come da più parti si tendesse più che altro ad accentuare le differenze interne, le fratture, gli ipotetici odi e rancori.

Oggi, poi, ci si è particolarmente concentrati nel criticare la politica sociale dei Governi Renzi e Gentiloni, quasi che la disoccupazione e la crisi economica fossero da addebitarsi ai due.

Indubbiamente una delle cose più urgenti ora è una adeguata legge elettorale, ma ancor prima una politica nuova, diversa, aperta a ottiche non più riduttive e semplicistiche, ma con un chiaro impatto sociale e, soprattutto, di servizio.