Con lui se ne va non solo un grande pensatore e giurista, con lui se ne va un vero maestro di libertà e senso civico. Stefano Rodotà era questo: un maestro, un chiarificatore, una delle più grandi menti italiane. Si spegne all'età di 84 anni l'ex presidente dell'autorità garante della privacy e lo fa quasi in punta di piedi dopo le voci che, qualche anno fa, lo volevano al Quirinale. Sarebbe irrispettoso chiedersi che tipo di presidente sarebbe stato qualora fosse stato eletto, ma una cosa è certa: non avrebbe deluso nemmeno i suoi avversari politici.

La commozione visibile nei suoi occhi quando parlava alle televisioni sulla possibilità di diventare Capo dello Stato era la stessa di quei bambini che accarezzano il loro più grande sogno. Rodotà amava, questo bisogna dirlo, il nostro paese ed il suo era un amore critico. Quando bisognava bacchettare qualcuno lo faceva senza pensarci due volte.

Al di là della sua brillante carriera di politico, cursus honorum che non necessita di essere illustrato data la sua importanza, Rodotà era e rimane tuttora un grandissimo giurista. Nominato, appena trentenne, ordinario di diritto civile presso la facoltà di giurisprudenza di Macerata, ha insegnato in molte università europee, tra le quali si annoverano anche la Sorbona, Oxford e Stanford; negli Stati Uniti d'America, in America Latina, Canada, Australia ed India.

Si ricorda con viva emozione quando, nel lontano 2010, molti poterono assistere presso l'ateneo maceratese, alla cerimonia che gli vide conferita la Laurea Honoris Causa in Scienza Politica. La platea composta ascoltava attenta la lettura del dispositivo da parte del professore Luca Scuccimarra.

In quei momenti il volto del professore Rodotà era visibilmente emozionato, commozione resa poi palese nel momento in cui lui stesso prese la parola per pronunciare un discorso che rimase nella storia dell'Ateneo Maceratese.

'Qui è iniziata la mia carriera accademica,che si è sempre intrecciata con Macerata: l'aula magna, la prolusione che tenni in questo Ateneo 44 anni fa rappresentano momenti significativi di una riflessione proseguita fino ad oggi [...] La dignità non è un diritto fondamentale tra gli altri, ma è venuta ad integrare principi fondamentali già consolidati: libertà, eguaglianza, solidarietà. Dall'intrecciarsi continuo di questi principi, questo homo riceve maggiore pienezza di vita e, quindi, più intensa dignità umana'.