Sembra assurdo, eppure è proprio così. Il caldeggiato ossimoro tra i due concetti ha riscosso un "successo planetario" nell'influenzare le menti delle persone: da una parte c'è chi pensa che un qualsiasi straniero rappresenti (sempre) una persona che ha combattuto innumerevoli battaglie, un essere umano che ha intrapreso un percorso lungo e tortuoso che lo ha portato a diventare un essere con un'intelligenza spiccata e una moralità superiore alla nostra (in virtù del suo percorso di emancipazione); dall'altra parte (invece) troviamo il tipico "ignorantone", chi la pensa in questo modo sostiene (senza se e senza ma) che, lo "straniero incriminato" non ha alcuna possibilità di accedere ai diritti della cittadinanza (dati dal nostro ordinamento giuridico).

Entrambe le fazioni si "scannano" tra di loro in guerre e scaramucce senza alcun senso, se solo sapessero quello che stanno facendo...

Non c'è l'uno senza l'altro ed ora vi spiego il perché

Cominciamo con l'analizzare le analogie dei 2 concetti:

  1. entrambi i termini rappresentano l'ostentazione dei propri sentimenti e "credenze"
  2. Razzismo e buonismo si avvalgono di un modello di stigmatizzazione molto simile, entrambi gli approcci (al multiculturalismo) fanno proprio un modello visivo che si basa sull'accostamento di determinate caratteristiche (fisiche, psicologiche e morali) in base alla razza o all'etnia (anche se la corrente buonista è più generica in ciò).

Noi e loro

Da quello che abbiamo capito, sia il razzismo e sia il Buonismo tendono a fare di tutta l'erba un fascio: è come dire che gli stranieri sono (tutti) uguali tra di loro, non si guarda più alla persona in sé, ormai ogni persona è stata assimilata in un insieme più o meno eterogeneo; la persona (individualmente) ha perso la sua dignità ed il suo valore (poiché acquista rilevanza solo se collocato in un determinato gruppo).

In altre parole: il mondo globalizzato sta contribuendo a far polarizzare i modi di vedere delle persone che ci circondano: non esiste quasi più una dimensione propria (della persona), esiste solamente un "noi" ed un "loro"; per il primo termine intendiamo chi la pensa come noi e per il secondo (invece) intendiamo i nostri avversari; perciò rileviamo che, per i "discriminatori" esistono solamente i buoni e i cattivi.

Sapete perché buonismo fa rima con razzismo?

Perché porta ogni persona (indipendentemente dal proprio schieramento) a semplificare e banalizzare la realtà sociale dei membri che la compongono. Il riduzionismo metodologico ha fatto in modo di “ridicolizzare” la realtà del valore umano delle persone; il razzismo ha ridotto (sempre) la figura umana dello straniero in una serie di attributi dispregiativi (contribuendo ad esaltare invece gli attributi del cittadino autoctono); il buonismo (essendo una realtà distorta della bontà) ha contribuito nell'eccessivo e ingiustificato ottimismo nel guardare all'esotico, qualunque cosa non è delle nostre parti, è concepita (sempre) come oggetto di stupore e ammirazione (non si sa per cosa) facendo perdere interesse per la realtà locale (o nostrana).

Appare lampante ed evidente che entrambi i modi di vedere il mondo appaiono incompleti e totalmente fuorvianti; buonismo e razzismo concorrono (tra di loro) nel dettare la propria "costituzione": questa lotta ha lo scopo di dettare i principi e le norme (che saranno vincolanti) in materia di umanità, valore sociale e giustizia sociale (di una persona o di una comunità); peccato che entrambe le correnti si basano su una sorta di discriminazione e generalizzazione a dir poco inconcepibile.

Approfondiamo il tema del buonismo da un punto di vista psicologico

In un articolo di Riza, l'autore cerca di spiegare cosa si nasconde dentro la mente di un buonista: chi è "affetto" da questa inclinatura, tende a vedere sempre e solo le qualità (che il più delle volte non ci sono).

Avete capito bene! Il buonista è colui che si "monta la testa"; chi si comporta in questo modo, interiormente si vede come una persona estremamente intelligente e dotata di capacità uniche (attraverso le quali si è in grado di vedere ciò che gli altri non vedono). Questo stato psicofisico dà soddisfazione ed appagamento alla "vittima" che ne è affetta.

Come il razzista, anche il buonista è un essere estremamente influenzabile (e manipolabile); nella sua visione della realtà, ogni fatto commesso (sia esso più o meno brutto) trova sempre una spiegazione ed (addirittura) una giustificazione. Se vogliamo proporre un caso atipico (ma estremamente correlabile) è sufficiente pensare alle donne le quali, ogni volta che vengono maltrattate o violentate dai mariti, puntualmente ricorrono a diversi escamotages: incapaci di affacciarsi ed affrontare la realtà, alcune donne (purtroppo) perdonano e giustificano i loro "amati" compagni, addirittura si arriva a sostenere che la parte in torto è proprio la loro (passando da vittima a provocatrice).

Ultimatum

Dopo questa lettura siamo più consapevoli del fatto che, è necessario farsi un esame di coscienza: la nostra concezione etica e morale della dignità umana e della giustizia sociale deve essere rivista ed arricchita il più possibile. Non possiamo nasconderci in questi 2 semplici schieramenti, è necessario ascoltare noi stessi e gli altri per arricchire il nostro vocabolario in chiave umanistica (e non solo). Farsi una propria idea è necessaria, ormai siamo bombardati (in stile propagandistico) da un'incessante serie di notizie e informazioni; noi dobbiamo fare di tutto ciò il nostro valore aggiunto e non farci travolgere e "violentare" da questa cascata incessante; se non siamo in grado di difenderci, verremo sommersi e di conseguenza anche usati (cadendo vittima di questo “loop” infinito dove l’ignoranza regna sovrana).