Spesso mi sono chiesta perché i musicisti attuali di questo Paese, il nostro, stentano sempre a vedere la loro presenza richiesta a livello ideologico, generazionale.

Mi sono chiesta perché non sono specchio, specchio di una fase culturale. Eppure ce l'abbiamo fatta con Zucchero, Jovanotti, Dalla, Battisti, Daniele..ora pare tutto essersi fermato. Sembra che nessuno al pari loro riesca a identificare un movimento, una situazione politica o sociale, una identità.

Difficile che in Italia un artista riesca a diventare vero e proprio idolo di una generazione ( a tale scopo ne abbiamo presi in prestito parecchi dal passato come un Baglioni o da altri paesi come uno Springsteen) o a sfondare quel muro che settorializza i propri fan raggiungendo un tributo e un consenso vario, multiculturale, pacifico insomma.

"A ciascuno il suo" direbbe Sciascia e così l'artista italiano si ritaglia quella fetta di torta e sta. Quello è e sarà il suo pubblico.

Evitando discorsi di etichette (perché io nella caparbietà ci credo a prescindere) si può fare, a mio parere, un discorso di atteggiamento,di "personaggio".

Perché parlo di personaggio?

Il personaggio è qualcosa, a mio avviso, di meno autentico della personalità, termine quest'ultimo che a me viene in mente diretto quando sento parlare di arte.

Il personaggio è quello che una persona riveste, che si costruisce, che ci vuole far arrivare in un certo modo, una proiezione della persona così come da questa a noi veicolata.

Io trovo che il panorama musicale odierno italiano sia pieno di personaggi e molti meno artisti, o meglio, trovo che il cantante italiano medio è molto più probabile lo becchiate a pensare prima cosa indossare per andare in giro a parlare di sé piuttosto che a suonare.

Ed è così allora che metterà il cappello che ricorda quel cantautore alla Zucchero, la spilla della band preferita, forse i Led o i Doors, il drink che beveva Ray Charles e così via.

Questi sono quelli che chiamo prodotti, sono in genere figli del nostro tempo, giovani schiavi della loro stessa supponenza che potrebbero (molti ne sarebbero capaci) cantare l'amore e invece sembrano dirti :- ehi, guarda come ti canto l'amore.

Io invece vorrei una musica più semplice, una musica personale, autentica non autoreferenziale.

Non voglio più citazioni ma spontaneità. Voglio l'autenticità della proposta, linea diritta tra intimità e pubblico. Voglio la classicità di una tradizione, di un genere (qualunque si adotti), adattata in modo personalissimo all'intimità dell'artista in una soluzione unica e irripetibile, in una parola : voglio stile.