Si avvicina anche per catanzaro il momento della scelta democratica, per un elettorato che è parso accogliere la campagna elettorale dei quattro contendenti con minore svogliatezza del solito: Sergio Abramo, sindaco uscente, per il centro-destra; Vincenzo Ciconte, consigliere regionale per il centro-sinistra, Nicola Fiorita, professore dell'Unical con tre liste civiche e Bianca Laura Granato, docente liceale per i 5 Stelle. Due "navigati" per le folte coalizioni principali e due quarantenni al primo approccio con la politica.

Fenomenologia della comunicazione

Secondo la vulgata comune, tra gli elettori serpeggia l'idea di una città in crisi di prospettiva, nella quale se tutto può precipitare, con la stessa forza travolgente potrebbe invece aprirsi un'età dell'oro. D'altronde, i quartieri continuano ad essere slegati dal centro e quest'ultimo rimane sempre più isolato mentre a Germaneto e a Catanzaro Lido si afferma una città diversa, dinamica, contraddittoria. Abramo, con un linguaggio diretto e non privo d'impeto spiega la sua città "possibile", quella fatta di iniziative concrete e solidamente finanziate e finanziabili. D'altronde, è stato Fiorita, fin qui, a porre in discussione l'atavica visione pragmatica per suggerire, tra molti entusiasmi, un'ipotesi di sviluppo più articolata, che ha saputo spiegare facendo uso di un linguaggio chiaro, ironico, coinvolgente.

Con Ciconte si ritorna invece sul terreno del linguaggio retorico, costruito su molti "dobbiamo" e "occorre" fin troppo scontati. Prudente fino all'eccesso, è apparso poco risoluto nella proposta. Si tiene lontano dalle polemiche perchè possiede, potenzialmente, un bacino elettorale molto ampio. Granato, invece, ha sposato la linea dell'espressione oppositiva, critica, radicale e moralistica: non insegue la vittoria ma semplicemente un buon risultato che faccia sorgere il M5S anche a Catanzaro.

Chi arriva al ballottaggio?

Due sole ipotesi: Abramo-Ciconte è la più accreditata sulla scia dei numeri, della tradizione e del potere d'influenza. L'unica alternativa è rappresentata dal duo Abramo-Fiorita. Perche la storia politica di Catanzaro sembrerebbe escludere un confronto tra due esponenti di centro-sinistra come Ciconte e Fiorita (seppur quest'ultimo in posizione più sfumata).

D'altra parte, si è formata, nelle ultime due campagne elettorali, una componente eterogenea che si è riconosciuta sull'allora candidato Salvatore Scalzo: è verosimile che in quel solco, lo stesso elettorato possa riemergere intorno alla proposta di Fiorita. Per Ciconte sarebbe una vera debacle. Non dissimile da quella vissuta a Cosenza da un altro consigliere regionale, Carlo Guccione, anch'egli sostenuto da molte liste.

Tra conservazione e rinnovamento

La città sembra chiedere rinnovamento. Abramo ha innovato molto nelle presenze in lista rispetto ai veterani del consiglio comunale: persino Tallini, esponente storico della politica catanzarese, ha fatto un passo indietro. Fiorita e Granato si affidano ad un'aspirante classe politica del tutto nuova.

Ciconte ha invece imbarcato gran parte della vecchia guardia: sotto questo profilo è, agli occhi dell'opinione corrente, un candidato debole. Ma è davvero così? Oppure saranno proprio gli ex consiglieri a portare i voti necessari? In ogni elezione l'elettorato si divide tra tendenza alla conservazione e volontà di rinnovamento, tra il consueto e l'ignoto, tra status quo e cambiamento. Ciconte si pone su un fronte conservatore, Fiorita è per il cambiamento profondo, Abramo si è collocato nel mezzo e Granato è settaria. Il resto sono scaramucce verbali.

Si vince nei quartieri

A Catanzaro la distinzione territoriale è divenuta, nel tempo, distinzione identitaria. I candidati consiglieri comunali di quartiere sono votati e trascinano sindaco e coalizione.

Gli altri no. Quest'aspetto condiziona molto la possibilità di competere in nome di un progetto organico per l'intera città. E le liste, per essere forti, necessitano di presenze connotate per appartenenze territoriali. Per i candidati a sindaco vale la stessa condizione: se sono percepiti come vicini alle esigenze dei quartieri, vengono votati e così aiutano indirettamente i candidati presenti nelle liste a sostegno. In caso contrario, è una roulette. Ma questa è la città: occorre guardarla così com'è e non come si vorrebbe che fosse.