Mi è stato chiesto, in quanto scout, di scrivere un pezzo sulla storia del capo scout omosessuale unitosi in matrimonio con il proprio compagno un paio di settimane fa. Trattandosi di una tematica delicata e sicuramente dolorosa per le diverse parti coinvolte, non riporterò nomi. L’antefatto è il matrimonio civile, il fatto è la richiesta rivolta al capo, dal parroco della parrocchia di appartenenza, affinché lasci il Servizio. Bisogna premettere che si tratta di fatti riportati in maniera anonima, pervenuti con le parole del parroco, attraverso il bollettino parrocchiale.

Mi tornano in mente le parole ascoltate dal mio parroco, in varie occasioni e mai più dimenticate. “L’amore di Dio è per tutti”.

Anzitutto l'uomo non è stato allontanato dalla comunità parrocchiale e potrà continuare a ricevere i Sacramenti. Scelgo ora di provare a spiegarmi con le parole ed i comportamenti di due bambine, due coccinelle. La ragione della mia scelta sta nel fatto che quando si è educatori, l’errore nel quale più frequentemente si incorre è quello di mettere, in maniera esclusiva, il proprio modo di applicare un metodo educativo al centro di un presunto corretto modus operandi. Il rischio è quello di non tenere conto delle anime con le quali si ha il privilegio di incrociare il cammino ed alle quali si rivolge il proprio Servizio.

Un po’ come quando alcuni genitori caricano i figli di aspettative e sogni mai realizzati della propria giovinezza, affinché con essi trovino finalmente compimento. In questi anni ho fatto il mio incontro con tante coccinelle, poiché questo è il Servizio al quale sono stata chiamata fin da ragazzina. Non è semplicemente un mondo a parte quello che mi si schiude costantemente davanti agli occhi: mi viene, bensì, offerta una chiave di lettura piena di sfumature, per il complicato mondo nel quale viviamo che, attraverso gli occhi dei bambini, delle bambine in questo caso, non ha più l’aspetto che aveva un tempo attraverso i miei occhi di adulta.

Agli scout tecnicamente ti ci portano, ma sei tu a scegliere, poi, di esserlo a tutti gli effetti, abbracciando una ben precisa scelta di vita. Le bambine a proposito di questo aspetto mi hanno sempre riservato delle notevoli sorprese. A. F. un mese fa mi ha detto che prova disagio nel partecipare a Messa ed alle catechesi previste dal programma annuale e mi ha fatta sentire a disagio ben più di quanto lei non lo fosse.

Le ho detto che la scelta di partecipare a Messa, per uno scout, discende dalla scelta di essere cristiani cattolici e che la celebrazione domenicale è un momento di intimità unico tra il fedele e Dio, anche se vissuto in maniera comunitaria. Al di là di tutte le spiegazioni che si possono dare, come si fa a non tenere conto delle parole di una bambina? Così, durante la celebrazione successiva, le ho chiesto più volte se desiderasse uscire: non tanto per farla evadere, quanto per ascoltare un suo eventuale disagio del momento. Tutte le volte A. F. ha scosso la testa, dicendo che le stava piacendo. Mi sono meravigliata e temendo di averla in qualche modo fatta sentire indotta a partecipare, per non dire costretta, pena qualche tipo di esclusione, una volta fuori, ho chiesto motivo di questo repentino cambiamento.

Mi ha risposto che lei, per quanto non ami partecipare a Messa, approva il fatto che io cerchi di darle gli insegnamenti migliori possibili “e quali insegnamenti possono essere migliori della religione cristiana?” ma ancora mancava una degna conclusione a questo discorso, che si è svolto in maniera più articolata di così, come se davanti a me non vi fosse una bambina di nove anni.

“Mi accorgo che tu cerchi di darmi un esempio perfetto, nel modo di comportarti, ciò che trasmetti a noi lo sei tu per prima ed è giusto che sia così: come faccio altrimenti a capire quale sia il meglio a cui poter aspirare?” È stato facile, dopo questa conversazione, ripensare al tutto il bene e a tutto il male che possiamo fare ai nostri ragazzi, anche senza rendercene conto. Prima loro, poi noi: questo è il Servizio. “Chi è senza peccato scagli la prima pietra”, vero. Ma si ricordi che, davanti a qualcuno che mette la sua vita nelle nostre mani, tutto cambia.