L'umanità spesso si trova davanti a scelte epocali, in grado di mettere in discussione e di sconvolgere completamente l'etica morale e i comportamenti che sinora parevano scontati. Salvatore Riina soprannominato "Totò u curtu", per via della sua statura, è stato il criminale più importante della storia recente italiana. Ha commissionato o comunque compiuto di persona un numero di omicidi, non tutti provati, pari ad alcune centinaia.

Ha commesso negli anni di attività criminale altri reati: traffico internazionale di stupefacenti ed armi, furti, estorsioni, racket, corruzioni, banditismo.

Egli divenne pertanto uno degli uomini più potenti d'Italia. A partire dagli anni 40, Totò insieme ai suoi compagni di viaggio Leoluca Bagarella (Don Luchino), Bernardo Provenzano (U Tratturi) e Luciano Liggiu (U Lucianeddu) costituì il clan dei Corleonesi. Fu l'organizzazione criminale italiana più importante del secolo. Nonostante il loro grado di cultura non troppo elevato, con intelligenza crearono un commando armato che, attraverso la propria violenza, seppe spodestare i potenti dell'epoca attestandosi ben presto alla guida di "Cosa Nostra".

Infiltrazioni politiche e ricatti

A ritmo di frequenti omicidi, carneficine, massacri, che assunsero il nome di "la mattanza", i Corleonesi avanzarono fieri e baldanzosi stabilendosi ai vertici del comando dell'Italia intera.

"Bestie", dal cervello fine, senza alcuna coscienza, si divincolarono abilmente trovando alleati preziosi nelle Amministrazioni, nella politica del tempo. Pian piano fecero valere il proprio peso nelle decisioni più importanti che interessarono il paese. Furono presenti attraverso emissari e prestanomi nei salotti di maggior interesse dello stivale, condizionando le decisioni politiche più rilevanti.

Coloro che tentarono di ostacolarli furono eliminati o vittime di gravi lutti sino ai parenti di terzo grado. Vennero dunque uccisi crudelmente magistrati, giudici, questori, procuratori, agenti di polizia e carabinieri attraverso vere e proprie esecuzioni. La paura di quegli anni creò un certo grado di omertà che permise loro di compiere gesta sempre più efferate e crudeli.

Amministrarono un patrimonio economico paragonabile a quello dello Stato, offrirono lavoro attraverso il ricatto creando opportunità altrimenti inesistenti. I corleonesi intrecciarono rapporti di traffici internazionali con tutto il resto del mondo, importando armi e droga attraverso i propri canali soprattutto dall'America. Stabilirono rapporti duraturi con le altre organizzazioni criminali organizzate del paese, fondati sulla pace e sul guadagno per tutti. Con l'ausilio di mezzi potentissimi, esplosivi, armi belliche di ultima generazione, compirono numerosi attentati eliminando uomini protetti da scorta attraverso esecuzioni esemplari seminando il terrore ovunque.

Il pensiero dei cittadini italiani e l'intendimento Cristiano

Oggi dunque è tempo di cercare di trovare un modo per differenziarsi da tali individui. I quesiti che affollano le menti degli italiani sono i seguenti: essere spietati come loro oppure no? Mettersi sullo stesso livello o fare altrimenti? Lasciare che un "mostro" come Totò Riina trovi la morte nel buio assoluto di una cella o con l'affetto dei propri familiari? Vi sono varie correnti di pensiero in tal proposito. L'intendimento cattolico della faccenda suppone ben altro, basandosi sul criterio del perdono. Chi è onnipotente, con la sua immensa misericordia potrebbe perdonare anche il peggiore dei peccatori. Il giudizio dei comuni mortali, compreso quello delle famiglie delle vittime, sembra trovare dunque spunti assai modesti.

Possiamo tuttavia ricercare delle attenuanti, Riina perse il padre ed il fratello in tenera età, visse in condizioni di stenti per tutta la sua giovinezza. Ma tutto questo ci sembra comunque irrilevante per cercare di dare una giustificazione a tanta crudeltà. Il problema comune è rappresentato dall'impossibilità di stabilire con certezza definitiva dove termina la cattiveria di un essere umano e dove inizia la sua patologia. La nostra posizione, in definitiva, ci impedisce di giudicare il nostro prossimo in maniera obbiettiva. Al massimo possiamo stabilire quale sia una morte dignitosa in base alle nostre strettissime conoscenze. Pertanto ci avvaliamo delle istituzioni sperando che queste possano stabilire delle sentenze migliori delle nostre.

Come fece circa duemila anni fa Ponzio Pilato, dunque, ce ne laviamo le mani, convinti che la decisione da parte delle autorità sia senza dubbio la migliore possibile. Totò Riina, dunque, verosimilmente, passerà a miglior vita in circostanze diverse da quelle relative alle mura di un carcere, circondato dai suoi affetti, accudito dai suoi congiunti. Forse sarà pentito oppure no chissà? Chi può dirlo? Solo Dio, ammesso che esista veramente, potrà giudicarlo con l'oggettività del caso. I morti dunque non decederranno una seconda volta, attraverso il Credo Cristiano, possiamo affermare con il vigore giusto, che solo colui che ha generato i propri figli ne può conosce sino in fondo la natura. In generale il parere degli italiani rimane contrastante. La Cassazione, una volta ascoltato il parere del Tribunale di Bologna, pubblicherà la sentenza definitiva.