Quella del canone Rai è sicuramente una questione spinosa. Particolarmente odiata dagli italiani è infatti un’imposta il cui presupposto si collega alla detenzione di uno o più apparecchi radio-televisivi, strumenti di diletto e compagnia per gran parte dei cittadini. Il trucco è già qui, configurarlo come imposta e non come tassa. La tassa è dovuta da chi, infatti, ha intenzione di fruire di un pubblico servizio, l’imposta invece, è dovuta a seguito di un fatto del privato, in questo caso la detenzione di un apparecchio radiotelevisivo.

Cosa è il canone speciale?

Il canone speciale Rai è un’imposta dovuta da chi detenga un apparecchio radiotelevisivo in esercizi commerciali o al di fuori della propria abitazione. Esso si paga dichiarando nella propria dichiarazione dei redditi il numero di abbonamento speciale e degli apparecchi atti o adottabili alla ricezione della trasmissione televisiva o radiofonica.

Il poco gusto stavolta è stato nel fatto che a essere investiti dal turbine di bollettini non sono più solo negozianti e imprenditori. Stavolta è toccato a chiunque sia in possesso di una partita IVA. Ad essere invitati al pagamento dunque non solo titolari di un'impresa o di un esercizio aperto al pubblico, ma anche chi, come i liberi professionisti, abbia la propria sede legale presso il proprio domicilio dove risulta esservi un apparecchio per cui sia stato già pagato il canone ordinario.

Scende in campo l'Aduc, il cui segretario Vincenzo Donvito invita a non pagare il canone speciale nel caso in cui si abbia la sede legale della propria attività in casa in cui sia presente un apparecchio 'domestico' non utilizzato a fini lavorativi. Intanto il bollettino arriva ma, come assicura lo stesso segretario, arriva per posta ordinaria e non per raccomandata, quindi non sembra niente di ufficiale.

Violato il principio della doppia imposizione?

Quel divieto che grava sullo stato di applicare la stessa imposta in maniera reiterata sullo stesso presupposto sembrerebbe violato infatti nel momento in cui, nel caso di chi lavora da casa, verrebbero tassati due volte gli stessi apparecchi. Il presupposto del canone speciale infatti risiede in circostanze, come la presenza di un apparecchio nella sede di un’attività lavorativa aperta al pubblico a tal fine preposto, che di fatto configurano una fattispecie diversa.

Una diversa imposta del tutto legittima.

Quello messo in atto dalla Rai invece, che ha invitato 'a tappeto' chiunque sia in possesso di una partita Iva, sembra, per così dire, quasi una macchinazione diabolica, un artificio regolato ad hoc dal legislatore che pare mettere in atto un errore che possa spingere chi non si fa più di tante domande a un pagamento non dovuto. Un bell’equivoco che sembra quasi spingere i contribuenti al 'solve et repete', paga e poi chiedi indietro, e si sa che nel nostro Paese a vedere indietro qualcosa è talmente difficile che la speranza non si perde, non muore, non c’è.