Una situazione ritenuta ai limiti dell'indecenza e che rischia di far incrociare le braccia alle forze di Polizia italiane. La polemica nasce con l'introduzione del nuovo reato di tortura, normativa che vista con gli occhi dei sindacati delle forze dell'ordine mette a dura prova il duro lavoro che gli uomini e le donne in divisa cercano di ottemperare ogni giorno al fine di prevenire e reprimere i reati, sistema finalizzato a garantire più sicurezza per gli onesti cittadini. La nuova normativa inerente al reato di tortura prevederà pene superiori ai 10 anni di reclusione e sarà un grosso rischio per le forze di Polizia.

Quanti poliziotti saranno disposti a rischiare un'accusa per tortura?

Al di là di quello che può essere la responsabilità e il dovere delle forze dell'ordine nell'adempimento dei loro doveri, il rischio di incappare in un'accusa di tortura è molto alto, anche per la mancanza di strumenti idonei a sovrastare situazioni critiche della vita di tutti i giorni. Il governo, approvando la legge sulla tortura ed inasprendo la stessa nei confronti delle forze dell'ordine, ha destabilizzato tutto il comparto sicurezza, non contando che dentro una divisa ci sono uomini e donne semplici, padri e madri di famiglia o comunque sia, persone perbene che effettuano un lavoro come tanti. I sindacati, nello specifico quello della Polizia Penitenziaria, hanno lamentato una vera e propria sconfitta nei confronti di criminali e delinquenti, rappresentando che si stanno per consegnare le chiavi delle carceri in mano alla criminalità organizzata, ossia lamentando una situazione di imminente pericolo per tutta la società civile.

Il reato di tortura, il nuovo articolo 613 bis del codice penale

Approvato in data 18 luglio 2017, il reato di tortura prevede che chiunque minacci un soggetto con l'uso di violenze fisiche o cagionando sofferenza, anche attraverso un trauma psicologico ad un soggetto in maniera definita crudele, è punito con la reclusione da 4 a 10 anni, se a commettere il reato è un pubblico ufficiale nell'esercizio delle sue funzioni, il reato è punito con la reclusione da 5 a 12 anni.

La problematica palesata dai sindacati di Polizia non sarebbe inerente al reato di per sé, ma alle conseguenze che eventuali accuse mosse nei confronti degli operatori di polizia potrebbero creare. Nello specifico, un'eventuale accusa di tortura mossa nei confronti di un poliziotto o di un carabiniere, potrebbe comunque portare ad un avviso di garanzia con successiva sospensione temporanea dal servizio e con annessa sospensione di stipendio, magari per poi ritrovarsi successivamente assolti ma con tragiche conseguenze per la vita quotidiana di chi dovrebbe sentirsi protetto dallo Stato e riuscire a diffondere questo senso di protezione e sicurezza nei confronti dei cittadini.