Dopo il vertice informale dei ministri dell'Interno dei paesi dell'Unione Europea, è lecito chiedersi quale sia effettivamente il futuro di un'entità astratta chiamata comunemente Europa. Già, astratta è l'aggettivo giusto per un organismo che, mutando negli anni, si sta trasformando man mano nel suo esatto opposto: un'unione economico-Politica asservita ad una guida tedesca dal polso forte. Le parole sono dure, ed è necessario che siano così per il semplice fatto che, proprio quei cittadini che hanno fortemente creduto in una Europa unita sotto ogni aspetto, stanno man mano ed inesorabilmente gettando la spugna contro le diverse chiusure e le antipatiche distinzioni che arrivano dalle terre d'oltralpe.

Povero Altiero Spinelli, verrebbe da dire. Forse lui come tutti i padri fondatori, da Schuman a De Gasperi, da Monnet ad Adenauer, senza tralasciare Bech e Spaak, storcerebbero il muso nel vedere i loro sogni trasformati in un entità in preda al timore, in un'Unione sempre più divisa, in una famiglia europea che, invece di progredire, inizia a perdere dei pezzi per strada.

Se la Brexit ha segnato un punto di non ritorno tale da palesare come possibilità concreta un passo indietro verso l'isolazionismo, il vertice di Tallinn, almeno da un punto di vista sociale, è stato senza ombra di dubbio un altro tassello, fortemente voluto e sottolineato, verso le distinzioni tra stati e stati. L'unione politica ed economica sognata sessant'anni fa non è mai stata così vicina all'utopia!

Forse negli ultimi anni l'Europa è diventata più un peso che un'opportunità; e questo, seppur non sia stato mai detto esplicitamente, lo si è manifestato sempre più in maniera limpida. Strano ma vero, proprio nel momento in cui il bisogno era quello di viaggiare sulla stessa linea d'onda, semplicemente per continuare ad avere voce in capitolo in ambito internazionale, qualcuno ha iniziato a parlare di Europa a più velocità, come a voler sottolineare l'esistenza di un continente che viaggia ed uno che resta fermo.

Allora non c'è da stupirsi se l'europeista Macron inizia a distinguere migranti economici da migranti politici limitando l'accoglienza solo a questa seconda categoria; e non bisogna meravigliarsi nemmeno se, per una pura questione geografica, l'Italia è condannata ad accogliere nei suoi porti l'85% del flusso migratorio proveniente dal continente africano nel momento in cui il resto d'Europa se ne lava le mani e chiude i suoi scali.

Quanta poca lungimiranza hanno avuto i cugini francesi! Destabilizzare un sistema come quello libico per poi lavarsene le mani con i dovuti distinguo ha lo stesso valore dell'atto di colui che lancia una pietra nella mischia e poi, sghignazzando, nasconde volutamente la mano. In conclusione, tornando ad Altiero Spinelli, la sobria proposta di creare un potere democratico europeo è stata tradita, i diversi colori sono tornati prepotentemente di moda.