E' appena uscito un libro a cuore nudo (direbbe Baudelaire) di un poliziotto, oggetto di mobbing e con anche, a suo tempo, complicazioni depressive, che ci parla della sua verità sul fenomeno dell'accoglienza in Italia e della stranota Politica cosiddetta umanitaria italiana sui cosiddetti migranti. Il libro è intitolato " Dalla passione alla rabbia. Viaggio di un poliziotto dentro uno Stato in declino” (Seme Bianco edizioni, 2017).

Cronache migranti dall'interno

Per diversi anni, dal 2010, Daniele Contucci, in veste ufficiale, ha lavorato sul campo nella gestione del fenomeno dell'accoglienza migranti in Italia: in organismi e strutture quali la Direzione Centrale Immigrazione e Polizia delle Frontiere (la Task Force "Uri" Unità Rapida Intervento ) e il notissimo Cara di Mineo.

Così sintetizza la sua esperienza come si legge su Il Giornale in una intervista di questi giorni sul libro: "L’esperienza diretta sul campo mi ha permesso di constatare aspetti della fallimentare gestione del fenomeno migratorio: l’esposizione al rischio malattie infettive durante gli sbarchi dei migranti, i mancati fotosegnalamenti ed il pantano burocratico".

Siccome segnalava direttamente questi ed altri bachi (incluse le ambiguità di alcune ONG e e mistificazioni degli uomini politici (non solo quelli al governo), alla fine si è ritrovato declassato in meri e innocui lavori di ufficio. Il libro si rivela anche esplicitamente come una autobiografia di un Poliziotto che dopo 30 anni esprime tutta la sua delusione per una professione fin da bambino sognata, in nome della verità, la giustizia e la sicurezza, condizionata oggi radicalmente da priorità politiche, secondo molti penalizzanti e discriminatorie rispetto agli italiani: mine che inquinano la democrazia matura stessa italiana che fu, oltre a possibili rischi di migranti anche potenziali terroristi.

A memoria futura

Il libro di Contucci merita considerazioni ulteriori futuribili. Come ogni verità, ovviamente, trattasi le pagine del suo libro e quel che scrive e denuncia, di una opinione e di una sola campana sulla questione globale dei migranti, dell'accoglienza, e delle soluzioni attuali. Va da sé, come accennato, se solo avesse ragione anche in parte, questo libro non è solo l'ennesima denuncia sociale di un andazzo storico ambiguo che secondo molti segnala un futuro neomedievale e di regressione civile in Italia, con certo comunque degrado multietnico evidente non soltanto nel Mediterraneo e nei luoghi di sbarco ma ormai in tutte le principali città italiane (da Roma a Milano) e molto spesso anche nelle province o nei villaggi persino.

Tenuto conto, in merito, come dalle cronache, di scenari attualmente senza soluzioni vere umanitarie o semplicemente di gestione evoluta e senza orizzonti attendibili (leggi precarietà delle risposte sul fenomeno epocale migranti non solo italiane ma anche a livello europeo concreto) Il libro in quanto anche letteratura speciale per la forte pulsione e tensione soggettiva, sembra quasi un diario collettivo degli italiani come etnia storica e di grande tradizione culturale, dal passato greco romano e cattolico, poi risorgimentale, modernista e post Resistenza in possibile estinzione prossimo ventura. Un libro dell'Ultimo Italiano: a memoria futura.