La pena di morte negli Stati Uniti ha origini secolari. Questo fenomeno tanto dibattuto e discusso tutt'oggi porta le sue controversie sull'effettiva capacità di portare la giustizia di crimini efferati uccidendo il condannato tramite iniezione letale.

Ma è davvero cosi?

Un docente della University of Michigan School Law, Samuel Gross, analizzò più di 7000 casi di condannati a morte in America tra il 1973 e il 2004. Questo studio confermò che più di 300 persone recluse nel braccio della morte erano innocenti. Questo dato allarmante portò l'opinione pubblica a riflettere sull'efficacia della pena capitale.

Come possiamo considerare un progresso nel sistema giuridico una pena simile a chi commette un errore? Le funzioni delle carceri servono a indirizzare, in maniera teorica, il criminale a comprendere i suoi crimini, pagare le sue colpe e renderlo capace di introdursi di nuovo nella vita civile dopo aver scontato la pena.

Questo, come citato prima, è l'obiettivo teorico della sua funzione, ma purtroppo la realtà dei fatti è lontana anni luce dalla sua funzione originale. Chi commette un crimine e finisce in prigione, sempre più spesso, alla fine della condanna, ha una probabilità di commettere un altro crimine entro il primo mese di rilascio. Questo fa capire il grande problema della struttura stessa che dovrebbe invece rendere dei criminali delle persone civili.

Lo stesso principio può e deve essere posto sulla pena capitale. Qual è la sua funzione? Qual è la funzione dello Stato che è ancora favorevole alla pena di morte? Forse incutere la paura di non commettere crimini, ma funziona? Certo che no, i crimini rimangono sempre sullo stesso livello statistico nei paesi dove vige la condanna a morte.

Infatti la storia insegna che proibire qualcosa ottiene l'effetto opposto, un aumento vertiginoso dell'uso di quel prodotto abolito.

È giusto che chi compia un omicidio debba subire la stessa sorte? Sì e no. Le rivendicazioni emotive portano sempre, nei familiari delle vittime, a chiedere a gran voce la testa del loro carnefice, ma è giusto basarci su metodi giuridici barbari e disumani?

Ormai l'umanità non si è solo evoluta nella scienza e nel tenore di vita, ma vi è stata anche un'evoluzione sociale: ormai riteniamo ingiusti pensieri o modi di fare che nemmeno cento anni fa erano più che accettabili. Se è giusto considerare la pena di morte basandosi su un vecchio proverbio come "occhio per occhio" solo perché guidati dall'odio e dalla voglia di vendetta, allora citando Gandhi "occhio per occhio e il mondo diventa cieco": si finisce in un'involuzione sociale. Come citato prima, se è giusto far si che la pena di morte sia guidata dalla rivendicazione della perdita di una persona cara, questo fa si che la giustizia si muova per vendetta e non più per logica comune.

Ahimé Stati conservatori come il Medio Oriente continuano a tutto spiano questa condanna ingiusta e disumana, ma è preoccupante come anche Stati considerati civilizzati (un esempio vivente è il Texas) continuino a non volerla abolire.

In ultima analisi il nostro sistema che dovrebbe tutelarci e difendere i nostri diritti non può abbassarsi allo stesso livello dell'omicida punendolo con un altro omicidio, questa incoerenza fa perdere fiducia nelle istituzioni e anche nelle persone che difendono questa ingiustizia.