A 10 anni dalla sua ideazione, sabato 11 novembre aprirà ad Abu Dhabi il nuovo Museo del Louvre, progettato dall'architetto Jean-Nouvel. La struttura è uno spazio di 87mila mq coperto da un cupolone stellato del diametro di 180 metri, contenente 55 edifici bianchi ispirati alle medine e circondati da canali d'acqua. Gli emiri si dimostrano ancora una volta dei megalomani sia nelle misure che nelle cifre, in quanto il costo del'intera costruzione ha superato il miliardo di euro, tra cui meritano una menzione particolare i 675 milioni spesi per l'acquisto del brand "Louvre".

Il tutto fa parte di un progetto chiamato "Isola della felicità" che da qui a pochi anni dovrebbe portare all'apertura di una filiale del Museo Guggenheim e dello Zayed National Museum, situati, come il Louvre, sull'isola di Saadiyat.

Il ratto dell'Occidente

Attraverso questa struttura immensa dalle evidenti propensioni commerciali, il Medio Oriente fa un ennesimo passo verso l'assoggettamento dell'Arte al denaro, mirando a rendere quest'ultima accessibile unicamente a pochi abbienti. L'obiettivo del principe Mohamed Bin Zayed è quello di raddoppiare il guadagno (già enorme) derivante dall'afflusso di turisti che arrivano da tutto il mondo per toccare con mano il lusso, la ricchezza ed il futuro.

Si stima per il 2020 un aflusso di 8,5 milioni di visitatori contro i 4,4 milioni odierni. Purtroppo, siamo ormai abituati ad emiri arricchiti dalla fiorente economia del petrolio che arrivano in Europa per comprare case di moda, squadre di calcio, compagnie aeree e molto altro. Si tratta di un vero e proprio furto, in cui l'arma puntata in faccia all'Occidente è il denaro.

Un'arma potentisima, considerato che il principe emiro è riuscito a convincere non uno, ma ben quattro presidenti che si sono succeduti in questi anni in Francia, impossessandosi senza troppi problemi del marchio del museo più visitato al mondo. La debole opposizione delle Ong francesi non ha potuto nulla ed il ratto è stato completato, con tanto di benestare dell'attuale presidente in carica Emmanuel Macron che in questi giorni approderà ad Abu Dhabi per partecipare all'inaugurazione del museo di sabato 11 novembre.

Quello che ne deriva è un dato distruttivo per il mondo dell'arte che, oltre a vedere spostato il proprio baricentro dall'Europa al Medio Oriente, si ritrova ad essere dipendente dalle regole del denaro che la escludono dalla dimensione di povertà nella quale ha sempre trovato la sua bellezza più genuina.

Il tentativo di unione con l'Occidente

Sebbene il ratto operato dall'Oriente sia condannabile per molti aspetti, il progetto del nuovo Louvre parte dal tentativo di unificare tutte le culture del mondo sotto uno stesso tetto. La collezione, infatti, lascerà poco spazio all'arte contemporanea (si parla di solo il 5% dell'intera esposizione), ma sarà improntata maggiormente sulla storia del mondo antico, spaziando dunque dall'Antico Egitto, alla Magna Grecia, passando per l'Antica Roma.

Non mancheranno le opere prese direttamente dal Louvre parigino come Le Belle Ferronnière di Leonardo Da Vinci e un autoritratto di Vincent Van Gogh. L'obiettivo sarebbe dunque quello di unificare l'Oriente e l'Occidente in favore del rispetto dell'opinione altrui e della diversità, come ha dichiarato l'ex ministro francese della cultura Jack Lang. In effetti, un'esposizione artistica di queste dimensioni potrebbe fare bene ad una terra come gli Emirati Arabi, ancora piena di pregiudizi verso le altre culture. Tuttavia, le ombre che oscurano il "Louvre des sables" (come viene chiamato dai francesi a causa della vicinanza al deserto) non sono solo di carattere concettuale: qualche tempo fa Human Rights Watch espose denunce per le condizioni di lavoro degli operai del cantiere, per la maggior parte migranti provenienti da Paesi poveri.

Da quanto risulta, questi uomini furono prelevati in condizioni precarie e messi a lavorare in orari disumani per il caldo di quelle zone.

Il mondo deve mettersi in guardia dal crescente potere del denaro al fine di salvaguardare ogni tipo di linguaggio artistico dalla contaminazione.