Una nuova strage americana si è compiuta ieri, in Texas, a 35 km da San Antonio. In una piccola chiesa battista, dove la locale comunità di credenti (circa una cinquantina di persone) era radunata in preghiera, un cittadino statunitense bianco di 26 anni, ex militare, ha fatto irruzione con armi automatiche, e ha aperto il fuoco sui presenti, uccidendone oltre una ventina. Un primo bilancio parla di 23 vittime all'interno della chiesa, due all'esterno ed una spirata dopo i primi soccorsi. Devin P. Kelley - questo è il nome del carnefice - è riuscito a fuggire in macchina, ma è stato ritrovato morto poco dopo, probabilmente in seguito ad un conflitto a fuoco con le forze dell'ordine.

L'ultima di una lunga serie

Secondo il governatore del Texas, il repubblicano Greg Abbot, si tratta della peggiore strage compiuta nella regione. L'età delle vittime varia tra i 5 ed i 72 anni: un fuoco generico ed indiscriminato. Il killer non sembra volesse colpire qualcuno in particolare, ma mietere un gran numero di vittime.

E se la parte sana dell'America reagisce nel modo migliore al recente attentato terroristico, con New York che si è resa protagonista di una delle sue maratone più emozionanti, il presidente Trump, in un tweet inviato dall'Asia dove si trova per un ciclo di incontri, invoca il soccorso di Dio (o lo chiama in correo per l'accaduto?), si dichiara vicino alle vittime e rimanda all'FBI e alle forze dell'ordine locali il compito del controllo della situazione, mentre lui continuerà a monitorare l'intera vicenda dal Giappone.

Non ripetiamo qui il triste elenco dei casi precedenti: ormai tutti sanno che buona parte delle morti per cause violente negli Stati Uniti avviene per mano di cittadini americani. Probabilmente i vari portavoce e i media riporteranno, con lievi modifiche, le solite frasi già pronunciate dopo altre stragi: "non è il momento", "ne potremo parlare dopo", "lasciamo raffreddare gli animi".

Questa tecnica è stata utilizzata, e con successo, da coloro che non vogliono limitare la vendita delle armi da fuoco negli USA.

Infatti, trascorso qualche giorno da una strage, di solito il numero delle armi vendute aumenta, e le azioni delle case produttrici di armi leggere salgono a Wall Street.

Gli Stati Uniti sembrano essere tornati ai tempi del Far West descritto così bene da Hollywood: finita la sparatoria, tutti tornato tranquilli per le strade, mentre il becchino inizia il suo lavoro.

Tocca alla politica tentare di spezzare questo circolo perverso che, nella sua violenza, stimola troppe corde scoperte dell'odierna middle class americana: nuova povertà, senso di frustrazione, spirito di emulazione. Non arriva dall'Asia né dall'Oriente il vero pericolo per gli statunitensi: magari è il loro vicino di casa.