Baumgarten an der March, austria, circa 50 km a nord-est di Vienna: un'esplosione colpisce la stazione di compressione da cui transita il gas russo diretto all'Italia; 21 feriti e 1 morto, con il Ministero per lo Sviluppo Economico che dichiara lo stato di emergenza, anche se l'erogazione di gas per i cittadini italiani non verrà comunque interrotta.

Qui si apre una questione che è prima di tutto geopolitica e poi economica ed ambientale. Infatti subito dopo l'incidente, il ministro dello sviluppo economico, Calenda, ha dichiarato: "Finché le forniture saranno concentrate dalla Russia avremo un serio problema".

Incredibilmente l'Italia, rispetto ad altri paesi UE, è migliore per produzione di energia elettrica attraverso rinnovabili, infatti secondo il report "Sulla situazione energetica nazionale del 2014", un quinto dei fabbisogni primari viene coperto grazie alle fonti rinnovabili, e il 43% dell'energia lorda prodotta in Italia proviene dalle fonti rinnovabili.

Incentivare le rinnovabili, come fare?

Prendiamo ad esempio la Germania: il governo tedesco recentemente ha annunciato l'introduzione di un pacchetto di iniziative indirizzate alla transizione dalle energie fossili alle rinnovabili, che porterebbe il paese a tagliare del 40% le emissioni fossili rispetto al 1990. I tagli maggiori colpiranno il settore produttivo, infatti entro il 2020, secondo le previsioni, chiuderanno ben 8 centrali a carbone/lignite, e inoltre verranno introdotti fino al 2019 sgravi fiscali per chi utilizzerà le rinnovabili per 1mld di euro l'anno.

Il piano toccherà anche il settore trasporti: verranno estesi i pedaggi per i mezzi pesanti, si promuoverà il trasporto su ferro a discapito di quello su gomma e il trasporto pubblico, e in più verranno introdotti nuovi sgravi fiscali per le aziende che prediligeranno il trasporto elettrico a quello tradizionale.

Per quanto riguarda l'agricoltura, ci saranno restrizioni su alcuni fertilizzanti e verranno promosse politiche di agricoltura ecosostenibile.

Il petrolio come arma geopolitica

Quest'anno il prezzo del petrolio è crollato, arrivando addirittura a toccare quota 40$: la causa di questo tracollo risiede nell'Arabia Saudita che, aumentando la produzione, ha fatto crescere l'offerta, facendo calare il prezzo.

Ma perché questa mossa? Si direbbe un suicidio, visto che proprio l'Arabia Saudita è il primo produttore mondiale di greggio, ma in realtà gli sceicchi possono reggere l'urto grazie al basso costo di produzione (5/6$ al barile) contro ad esempio i 26$ di costo d'estrazione nel Mare del Nord, quindi l'intento di colpire gli altri produttori è chiaro.