Nel corso della nostra vita, ma anche durante una singola giornata, entriamo in contatto con un elevato numero di persone, eppure solamente alcune di esse catturano il nostro interesse suscitando la nostra simpatia o addirittura entrando a far parte della nostra cerchia più intima. Cosa guida i nostri giudizi? Quali sono gli aspetti che maggiormente influenzano i pareri che abbiamo delle persone che ci circondano?

La similarità percepita in amicizia...

E' evidente che la qualità delle informazioni (dirette o indirette che siano) che riceviamo da una persona abbia un impatto fondamentale sui giudizi di piacevolezza o meno che formuleremo nei confronti di quest'ultima.

Uno degli elementi di maggiore valenza pare essere la cosiddetta similarità percepita con la persona che ci troviamo di fronte. Per comprendere meglio questo meccanismo basti pensare alle strategie, a volte subdole, messe in atto da alcuni politici per conquistare il favore degli elettori, facenti leva su presunte comunioni di interesse o affinità sociali e demografiche. Questa relazione tra similarità percepita e giudizi di piacevolezza è stata dimostrata sperimentalmente dallo psicologo americano Theodore Newcomb nel 1961.

Lo studioso ha preso in esame la formazione di rapporti di amicizia tra studenti universitari alloggiati nella medesima casa dello studente. Quello che si può evincere dallo studio è che dopo circa otto settimane il livello di condivisione di atteggiamenti ma anche le caratteristiche socio-demografiche permettono di prevedere con accuratezza quali legami di amicizia si andranno a formare.

In particolare, oltre che la condivisione di valori e atteggiamenti, risulta di grande importanza anche una affinità nel giudicare le altre persone.

...e nei rapporti di coppia

La similarità tra due persone però non interessa solamente i rapporti di amicizia ma influisce inoltre sulla probabilità che si instaurino legami intimi e che essi si mantengano stabili nel tempo.

Tra i due modi di dire della saggezza popolare che spesso sono giunti alle nostre orecchie ovvero "chi si somiglia si piglia" e "gli opposti si attraggono" pare dunque che il primo abbia più riscontro nella pratica e che descriva in modo più verosimile i processi che interessano i giudizi reciproci e il desiderio di intraprendere relazioni di coppia

L'effetto camaleonte

Fino ad ora, parlando di somiglianza, abbiamo preso in considerazione elementi caratterizzanti degli individui quali atteggiamenti e caratteristiche personali che siamo in grado di percepire in maniera consapevole.

Tuttavia studi più recenti di quello di Newcomb citato poco fa hanno inoltre fatto luce sull'importanza dei comportamenti non verbali nella formulazione di giudizi. In particolare, negli ultimi anni del ventesimo secolo, è stato provato che in modo completamente inconsapevole tendiamo a riprodurre i comportamenti non verbali messi in atto dalle persone con cui interagiamo.

Involontariamente dunque ognuno di noi mette in atto il cosiddetto effetto camaleonte o mimicry allo scopo di aumentare il grado di somiglianza con il nostro interlocutore e questo sforzo è tanto maggiore quanto più desideriamo fare una buona impressione. In effetti, come potremmo non provare simpatia per qualcuno che ci ricorda noi stessi?