La legge sulle buste a pagamento entrata in vigore da pochi giorni sta creando un vero e proprio fenomeno definito dai sostenitori di resistenza: molti consumatori, infatti, stanno rifiutando i sacchetti nei supermercati, attaccando le etichette direttamente su frutta e verdura, sostenendo di potersi opporre all'imposizione e creare addirittura una perdita ai commercianti, aumentando le spese ai danni delle attività commerciali costretti a comprare più etichette con la motivazione che quest'ultimi, secondo i consumatori, lucrino sulla legge guadagnandoci.

In realtà, i costi dei sacchetti che i commercianti pagano regolarmente (non li ricevono gratuitamente) anche prima della legge erano a carico del consumatore, come tutte le spese che un'attività commerciale sostiene (utenze varie, paghe del personale..ecc..), solo che prima non erano palesati in scontrino.

Inoltre, mentre in alcuni punti vendita il sacchetto viene conteggiato alla cassa, in altri invece è già incluso sulla famigerata etichetta, rendendo vana la protesta.

Le imprecisioni tuttavia non si fermano qui: i sacchetti sono monouso, ma riutilizzabili per l'umido, facendo attenzione a riporre l'etichetta sul bordo o sui manici per poterla meglio rimuovere prima di riutilizzare la busta (l'etichetta si getta nell'indifferenziata).

Altra polemica è stata fatta anche sulla biodegradabilità: attualmente la biodegradabilità è del 40%, una percentuale troppo bassa per tanto disturbo arrecato. La legge invece prevede vari step: nel 2018 le buste devono avere una biodegradabilità almeno del 40%, nel 2020 diventerà del 50% e nel 2021 del 60%. Sicuramente non a torto per molti non sarà mai abbastanza biodegradabile, ma il viaggio verso la sostenibilità è lungo e l'adeguamento a quanto pare ha bisogno di tempo.

Tuttavia c'è già stata la controproposta, invece molto apprezzata, di un piccolo discount che offre gratuitamente ai clienti sacchetti di carta, mettendo d'accordo proprio tutti in termini di costi e di biodegradabilità.

Dunque le alternative ci sono, bisogna andare verso il cambiamento con realismo, come fa da Novembre la Svizzera che permette di utilizzare dei sacchetti in cellulosa, lavabile in lavatrice e riutilizzabile.

Forse è proprio l'impossibilità di poter portare la cosiddetta "sporta" da casa che fa rabbia a molti. Infatti per motivi igienici purtroppo non è possibile utilizzare la classica shopper in tessuto utilizzata anche per la spesa.

Per concludere, siamo appena al terzo giorno: sicuramente seguiranno alle iniziative. Intanto i social non si sono fatti sfuggire l'occasione di divertire e divertirsi. Uno su tutti l'amato Osho (quello romano!).