È una giornata come tante in uno dei mercati di Maiduguri, capitale dello stato federale del Borno, nel nord-est della Nigeria, solito via vai di persone, solito affollamento previsto e all'improvviso un'esplosione, la prima. Le urla, la paura, la confusione, la disperazione di chi vede solo morti e feriti accanto a se; pochi minuti dopo la seconda esplosione, fuori dal mercato, meno intensa, meno fragorosa, mentre ormai è certezza, si tratta di un atto terroristico, di un doppio attentato suicida ad opera di una donna e di un uomo, seppure alcune fonti parlerebbero di altre due kamikaze donna coinvolte.

Il popolo social non reagisce

Pesantissimo il Bilancio accertato fino ad ora: 12 morti e 48 feriti, anche se si teme che i numeri possano aumentare. Ancora nessuna rivendicazione, nonostante sia quasi certo il coinvolgimento del gruppo terrorista islamico di Boko Haram, attivo nella zona e responsabile, dal 2009, della morte di circa ventimila persone in Nigeria e nei paesi limitrofi. La notizia della tragedia si diffonde, Ansa, Agi, le maggiori testate gli dedicano spazio eppure, non arriva. Il popolo social non reagisce, se non per sporadiche manifestazione singole, nessun “Je suis”, nessun profilo vestito della bandiera bianca e verde della Nigeria, nessuna foto postata con persone in raccoglimento davanti a delle candele accese, il popolo social sta in silenzio, facebook, twitter, instagram, stati serali - buonanotte amici, cosa sto guardando, cosa sto pensando - ma nessuno si muove per colorare, anche solo virtualmente, il nero a lutto di intere famiglie che in questi istanti stanno piangendo i propri cari esattamente come avvenuto per le vittime europee o statunitensi.

Nessuno a riportare chi erano i 12 morti del mercato di Maiduguri, cosa sognavano, se avevano dei figli, se sposati, nessuno a raccontare quale storia dietro ad ognuno di loro, forse perché troppo pochi dall'altro lato ad ascoltare.

Cosa è avvenuto ai gradini che compongono la scala che porta alla solidarietà? Dove si è fermata l'asta della scelta nella distribuzione del dispiacere?

Perché non raggiunge i confini del continente africano o dei tanti paesi assediati dal terrorismo quasi quotidianamente? Si tratta forse di una sorta di meritocrazia dell'essere vittima? Alcuni parlano di morti di serie A e morti di serie B, ma è davvero così? Siamo davanti a una nuova selezione naturale dell''emozionalità', in cui veniamo mossi a compassione per chi sentiamo simile a noi, per chi vive secondo le stesse abitudini, consumando e scegliendo dallo stesso mercato globale?

Potremo chiamare in causa sociologi e ed esperti della materia, ma rischieremo ancora una volta di de-responsabilizzarci, perché gli unici in grado di dare una risposta a queste molteplici domande siamo noi, soggetti attivi dietro a milioni di tastiere premute a discrezione della discrezionalità.