Il viadotto Scorciavacche chiuso al transito per un cedimento lungo la statale che collega Palermo ad Agrigento è stato dichiarato sotto sequestro. Un chilometro di strada costato circa tredici milioni di euro, inaugurato il 23 Dicembre scorso e chiuso una settimana dopo. Saranno i magistrati della procura di Termini Imerese a far luce su quanto è accaduto, ma il procuratore Alfredo Morvillo ha assicurato la chiusura dell'inchiesta in tempi abbastanza brevi. Intanto è già arrivata in procura la documentazione fotografica del viadotto in questione fornita dai carabinieri e tra i vari documenti acquisiti c'è anche la relazione sul collaudo dell'opera.

Tramite esso il procuratore Morvillo ed il suo sostituto Francesco Gucciardo sperano di allargare la ricerca degli eventuali colpevoli. Mercoledì prossimo ci sarà un sopralluogo presso l'opera messa sotto sequestro, saranno presenti l'Assessore Regionale Infrastrutture Giovanni Pizzo e Pietro Ciucci, Presidente dell'ANAS. Nel frattempo, in attesa di scoprire e punire i responsabili di questo incidente (come caldamente richiesto anche dal Premier Mattero Renzi), si stanno analizzando le possibili cause che avrebbero portato al cedimento del viadotto.  "Quello che è accaduto è dovuto probabilmente all'utilizzo di materiali non idonei della rampa, o piuttosto la causa è da ricercarsi in un cedimento in fondazione" spiega Gian Vito Graziano, Presidente del Consiglio Nazionale Ordine dei Geologi.

In realtà sembra che la storia non abbia fatto altro che ripetersi inesorabilmente. Prima del crollo dello Scorciavacche infatti, la deputata del Movimento Cinque Stelle Claudia Mannino aveva presentato durante Luglio 2014, un'interrogazione al Ministro  dei Lavori Pubblici Maurizio Lupi, per  far chiarezza circa il cedimento di ben tre viadotti nel giro di tre anni in Sicilia.

L'unica "fortuna nella sfortuna" sta nel fatto che durante il cedimento dello Scorciavacche non transitasse nessuno e di conseguenza non ci sono state vittime. Tutti gli interventi di ricostruzione dovranno essere pagati dalla ditta che ha eseguito i lavori, senza quindi  ripercussioni per l'ANAS.